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Una película barata

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VOTO: 6.5

Tra fiori e cinema d’epoca

Un altro titolo estremamente calzante per la recensione di Una película barata, film d’apertura al Festival MIX 2024, sarebbe stato il seguente: “Sulle tracce di Pedro Almodóvar”. Se non altro perché il regista, Osama Chami, è stato spesso assistente alla regia del maestro iberico. E dunque si è gettato a corpo morto nella ricerca di quel magico equilibrio tra dramma e poesia, con contorno di ironia, che ha fatto la fortuna del cinema di Almodóvar stesso. Impresa riuscita? Diciamo che Chami, conscio della difficoltà della missione, ne è uscito con il più classico degli onori delle armi.
A Madrid facciamo conoscenza del protagonista, Fede. Un omosessuale emarginato e sognatore, che legge libri nei parchi e vagheggia di un film da realizzare. E il titolo, traducibile in italiano come Un film a basso costo, assume sia un significato diegetico che non. Fede incontra Ivàn, una vecchia conoscenza dell’infanzia anch’egli dalla situazione famigliare discretamente complicata. Sarà passione oppure semplice amicizia?
Le finalità di Una película barata – opera prima di Chami – risultano essere semplici e cristalline almeno quanto lo svolgimento narrativo. Dimostrare cioè che le storie d’amore gay sono complesse come quelle etero ma sempre in grado di sferzare positivamente le esistenze di chi le vive. Una verità ovvia, se si vuole; tuttavia presentata in confezione accattivante, con buona panoramica sui personaggi di contorno nonché intercalata da una particolare attenzione alla flora del parco dove Fede si rifugia dalle incomprensioni della società e da inserti di cinema risalente al periodo del muto, capaci di fornire un commento intrinseco alla trama vera e propria. Una trovata divertente e originale (si può sempre giocare ad indovinare i vari titoli!) che dona a Una película barata un peso cinefilo affatto trascurabile, mentre si assiste ad un tentativo di storia d’amore come tantissime altre viste sullo schermo. Non casualmente Meg Ryan, idolo delle commedie sentimentali fine anni ottanta e anni novanta, viene citata a volontà.
L’esordio di Osama Chami resta un’operina addomesticata al proprio obiettivo ampiamente condivisibile, ovvero porre sullo stesso piano qualsivoglia rapporto amoroso, pur unico nella propria diversità. Sottolineando la paura di non farcela sia nel dare un senso all’esistenza sia nel dare una compiutezza al rapporto sentimentale in essere. Tanto più che il già maturo Fede (ben interpretato da Enrique Gimeno) di ex ne ha già collezionati parecchi. Eppure Una película barata resta lontanissimo da qualsiasi inno alla promiscuità omosex; piuttosto considera ogni relazione al pari di un nuovo inizio, un punto e a capo che sovente può dare un’indicazione sulla direzione intrapresa per la vita di ognuno di noi.
Un film dunque che nella sua universalità può essere facilmente apprezzato e compreso anche da parte di coloro che non condividono il medesimo orientamento sessuale. Cosa, di questi tempi “in regressione”, di sicuro non particolarmente facile.

Daniele De Angelis

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