Un viaggio nel futuro passato
Non poteva che arrivare dal Lussemburgo il docufilm sulla vita del suo concittadino (naturalizzato in seguito statunitense) più illustre: Hugo Gernsback, l’inventore della fantascienza o quantomeno del termine Science Fiction. Presentato alla 20ma edizione del Trieste Science + Fiction Festival, Tune Into the Future, del regista lussemburghese Eric Schockmel, racconta la vita ed il genio del nerd più influente conosciuto, Hugo the Rat come veniva chiamato dai suoi sottopagati autori, che fu prima inventore, poi scrittore e soprattutto editore: sua infatti la prima rivista di fantascienza, Amazing Stories.
Nato in Lussemburgo da famiglia benestante, Hugo nutre fin da bambino una inarrestabile passione per l’elettronica e la tecnologia, coltivando il sogno di diventare inventore; la morte prematura del padre lo porterà negli Stati Uniti, dove inizierà la sua fortuna importando componenti dall’Europa e promuovendo l’attività radioamatoriale.
Nel 1908 fondò Modern Electrics, la prima rivista al mondo di elettronica, nata come catalogo ma con il design di un vero e proprio magazine. Ma già nella sua seconda rivista, The Electric Experimenter, fondata nel 1913, Hugo cominciò per la prima volta a pubblicare racconti di fantascienza, unitamente ad articoli di giornalismo scientifico. Fino alla creazione, nel 1926, della prima rivista ad essa interamente dedicata: Amazing Stories, che nei suoi tre anni di vita porto la Science Fiction alla portata di tutti. Rovinato da Bernarr Macfadden, Hugo continuò per la sua strada, fondando altre riviste, da Wonder Stories a Sexology, fino a Science-Fiction Plus.
Editore prolifico, Gernsback è di fatto il padre della fantascienza come la conosciamo oggi; è stato lui, infatti a coniare il termine Science-fiction, e non a caso, dal 1953 ad oggi, viene assegnato in suo onore il premio Hugo per lavori di fantascienza e fantasy, durante lo svolgimento della WorldCon (World Science Fiction Convention).
Personaggio per certi aspetti controverso, Hugo Gernsback fu un sognatore ed un precursore: un secolo prima di internet, pronosticò l’avvento dei social network, di Skype, dei droni, persino degli incontri online, registrando più di 80 brevetti. Conobbe ed ammirò il lavoro di Edison e soprattutto di Tesla, di cui condivideva il sogno futuristico. Eppure, nonostante l’importante premio della fantascienza a suo nome, oggi il creatore della fantascienza è misconosciuto ai più. Con Tune Into the Future, Shockmel vuol rendere omaggio all’uomo dimenticato, mettendone in luce estro e genialità. Compito arduo, principalmente per la carenza di materiale autobiografico; carenza cui il regista ha proficuamente sopperito sia tramite le interviste ai suoi discendenti e a diversi accademici, sia, soprattutto, grazie all’introduzione di superbe sequenze animate, opera dello Studio 352, che prendono vita proprio dalle copertine delle vecchie riviste di Gernsback. Forse eccessivamente celebrativo, il docufilm di Shockmel ha però il considerevole pregio di ricordare e fa conoscere agli amanti della fantascienza l’uomo che, afferma il regista, “è riuscito a gettare ponti tra culture ed epoche, aprendo una finestra sul futuro“, lanciando il suo semplice messaggio, a tutt’oggi attuale: “Invece di lasciare che il futuro ci accada, la conoscenza scientifica ci consente di costruirlo da soli“.
Michela Aloisi