Gentlemen’s Agreement
Scelto come film di chiusura della decima edizione di Irish Film Festa, Traders di Peter Murphy e Rachael Moriarty ha dimostrato di valere tale collocazione, all’interno di un palinsesto dalla media qualitativamente alta, soprattutto per l’attualità e la robustezza dello spunto iniziale. Un prodotto simile si sposa naturalmente con la nostra idea di “cinema della crisi”. Ed è un’etichetta, questa, che assegniamo ancor più volentieri a quei film nei quali la secca parafrasi di determinati generi cinematografici viene naturalmente incontro, in modo anche ruvido ma di sicuro genuino, sincero, alla nostra curiosità verso lo scabroso tema in questione e le sue devastanti conseguenze sociali.
Il plot di Traders si muove a partire dal licenziamento di alcuni colletti bianchi, evento descritto con livida e amara asciuttezza, per poi subire una vertiginosa, violenta escalation narrativa, allorché quello apparentemente più impacciato e introverso tra codesti quadri aziendali sacrificati concepisce una risposta davvero estrema alla perdita del lavoro; ovvero mette in piedi da solo un sito internet tale da fornire a soggetti in balia di difficoltà economiche la possibilità di sfidarsi, dopo aver messo in palio tutti i propri risparmi, cosi da potersi appartare in luoghi isolati ed infine scannare, con primitiva ferocia, allo scopo di appropriarsi in gran segreto della “dote” posta in palio dall’avversario appena accoppato, in genere un bel gruzzoletto. Insomma, “due combattono, uno vive”, tanto per citare a sbafo Mad Max: Oltre la sfera del tuono. Quello che sopravvive, però, ha qui il non trascurabile vantaggio di poter risalire la china rimpolpando le proprie finanze con la cifra sottratta allo sfidante. E così, oltre a Mad Max, verrebbe voglia di citare un altro mattacchione, ossia “mad” Marx: la legge di concentrazione del capitale.
In Traders il tipo grassoccio e dall’aria goffa che ha ideato tutto ciò è impersonato dall’attore inglese John Bradley, noto soprattutto per il ruolo di Samwell Tarly nella serie televisiva Il Trono di Spade. Ma a raccogliere la sfida trasformandosi in pochissimo tempo in killer efficiente e implacabile è invece quel collega, all’inizio recalcitrante, interpretato dall’irlandese Killian Scott, attore di certo prestante e stiloso di cui ci ha colpito, per l’occasione, una vaga somiglianza col Brad Pitt visto all’opera in Fight Club. Con il capolavoro di Fincher questo film della verde isola sembra avere anche qualche tratto in comune, a partire dalla segretezza in stile massonico delle regole di ingaggio. Così come l’irrompere della violenza in vite precedentemente tranquille, ordinate, potrebbe far pensare a certi cult movies come il recente La notte del giudizio o il più datato Contenders serie 7. Sembra perciò che Traders cerchi una propria identità in questo variegato e ambiguo filone. L’impressione è semmai che non riesca ad affrancarsi completamente da simili modelli, annaspando talvolta in superficie: la debolezza di taluni sub-plot, in particolare quello amoroso che coinvolge il personaggio di Killian Scott e una vicina di casa del collega ideatore del piano, limita un po’ gli sviluppi del racconto. Ma resta di fondo un approccio insolito, ruvido quanto basta, al controverso tema della crisi economica, per cui le brutali eliminazioni fisiche proposte da Traders qualche suggestione fertile e non peregrina finiscono comunque per lasciarla, nella coscienza dello spettatore.
Stefano Coccia