L’amore per un figlio
Ci sono destini che non si scelgono ed è questo il caso di Marwa, un bambino affetto dalla sindrome di down. Troppo spesso è la stessa famiglia a ‘vergognarsene’ e cultura, società e forma mentis non aiutano di certo. nel corto This Is My Night presentato in due sezioni alla 30esima edizione del Festival del Cinema Africano, Asia e America Latina (Concorso “Cortometraggi Africani” e “Concorso Cortometraggi MiWorld Young Film Festival – MiWY”, nato nel 2019 dall’evoluzione di tutte le attività didattiche del FESCAAAL è il primo e unico festival di cinema per ragazzi in Italia interamente dedicato alla conoscenze delle cinematografie e delle culture di Africa, Asia e America Latina e all’educazione interculturale). A questa condizione si aggiunge la percezione della donna nella società egiziana e, in generale, nel Medio Oriente. Contro il volere del marito e della società appunto giudicante, spinta dal bene che una madre (Nahed Elsebaeiy) nutre verso il figlio, decide di uscire dalla ‘casa-prigione’ per far trascorrere al figlio una bella serata nei quartieri chic del Cairo, nella città caotica e festante per l’imminente partita di calcio. Colpisce quanto questo desiderio sia così forte che la donna non si faccia fermare da come il suo sposo reagirà, dalle continue telefonate della propria madre che l’accusa di mettere in pericolo il nipote e neanche dai pochi soldi che ha con sé: il suo unico desiderio è far respirare attimi di libertà a suo figlio, partendo dalle piccole-grandi azioni come quella di acquistare un gelato.
This Is My Night, pur svolgendosi in soli 17’, riesce a comunicare il rapporto madre-figlio con pochi sguardi, quanto il piccolo sia subito attratto dall’esterno, da quello che c’è fuori dalla porta di casa e arriva anche a lasciare col fiato sospeso lo spettatore.
«Ho voluto far luce sulle esperienze vissute da una particolare classe sociale e su come le persone le trattino di conseguenza, semplicemente per la loro classe e per il fatto che esiste un bambino con sindrome di down. La cultura dell’empatia e del trattamento umano non è ancora comune nel nostro Paese. Le persone non sono realmente consapevoli delle lotte che questo tipo di comunità deve affrontare. Quando il film è stato mostrato su OSN (canale ti dell’Arabia Saudita), molte madri hanno inviato messaggi e mi hanno detto quanto il film faccia luce sulle loro lotte e come il pubblico in generale non capisca davvero le conseguenze che potrebbero derivare dal bullismo o persino dagli sguardi giudicanti. Voglio che le persone siano empatiche e si ascoltino a vicenda, e non discriminino o siano eccessivamente critiche nei confronti degli altri e del loro comportamento. Questa è la mia visione, che è quella di diffondere valori di empatia e compassione nella società», ha specificato il regista.
Immaginiamo che non solo per il tema trattato, ma per come lo fa – sensibilità e dolcezza di sguardo, con momenti potenti – il cortometraggio diretto da Yusuf Noaman ha meritatamente vinto il Premio CINIT Cineforum Italiano, che da vent’anni assegna un riconoscimento a un’opera del festival.
Maria Lucia Tangorra