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The Spin

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VOTO: 7

Alla ricerca del vinile perduto

In un’edizione dell’Irish Film Festa, la sedicesima, che ha avuto tra i propri punti di forza un cinema documentario di notevole spessore, sovente imperniato su tematiche impegnative, ponderose, impattanti, non ci dispiace affatto che il festival stesso si sia chiuso nel segno di una leggerezza evidente, palpabile. E cioè con la proiezione di un lungometraggio spensierato e vivace, magari non memorabile come altre visioni festivaliere ma assai piacevole da seguire, il che è stato senz’altro confermato dalla risposta così positiva che il pubblico della Casa del Cinema ha dato.

Scelto quindi domenica 30 marzo quale film di chiusura del 16° appuntamento romano col cinema della verde isola, The Spin di Michael Head è stato introdotto in sala dalla direttrice del festival Susanna Pellis assieme a uno dei produttori, Jake Jacovides. Anche quest’ultimo è rimasto visibilmente colpito dalla calorosa partecipazione del pubblico capitolino a un evento che, peraltro, chiamava in causa il cinema indipendente. Ecco le sue parole: “Grazie a tutti per essere qui stasera e per il grandissimo lavoro che fanno Susanna e questo festival, da tanti anni, per portare il cinema irlandese in Italia; e ciò vale soprattutto in casi come questo, essendoci piccoli film indipendenti che chiaramente fanno fatica a raggiungere un pubblico. Il fatto perciò che questo film oggi sia davanti a voi è importantissimo per noi, per la produzione, per il cast.
Il film è ambientato a Omagh, città famosa nella Storia dei “Troubles”, ahinoi, per un attacco terroristico che fece tantissime vittime. E ciò avvenne perché ci fu una comunicazione sbagliata tra la polizia e i terroristi, il messaggio fu che la bomba si trovava in un certo posto quando in realtà stava in un altro, sicché la popolazione fu evacuata nel posto sbagliato. E così Omagh viene sempre ricordata per questo motivo. Quando noi siamo arrivati per fare il film, oltretutto una commedia, gli abitanti di Omagh ci hanno ringraziato perché finalmente portavamo qualcosa di diverso e la cittadina sarebbe stata ricordata anche per qualcosa che non fossero i “Troubles”. Ancora una volta grazie a voi di essere qui questa sera.

Commedia agrodolce, eccentrico road movie che taglia l’Irlanda da nord a sud, da Omagh a Cork (zigzagando però allegramente lungo il percorso), The Spin pone tra l’altro al centro della trama un nucleo tematico ammiccante e intrigante come pochi: il mondo del vinile. I protagonisti Elvis e Dermot sono infatti due vecchi amici il cui negozio di musica a Omagh, faticando a ingranare, rischierebbe lo sfratto, se la scoperta su internet di un tale che a Cork mette in vendita a poco dischi rarissimi, che con la loro esperienza potrebbero poi rivendere a cifre astronomiche, non rimettesse tutto in discussione. Il loro rocambolesco viaggio per recuperare i vinili, autentica “poetica dei losers” su strada, comincia così a nutrirsi di imprevisti, stralunati incontri e “detour” d’ogni genere, spaziando soavemente tra il demenziale e il sentimentale. La stessa musica, ovvio, come in tanto cinema irlandese sale prepotentemente in primo piano; ad esempio durante le più o meno improvvisate, adorabili esibizioni dal vivo, una delle quali degenera inopinatamente nella classica rissa da pub.
Del resto pare che il film di Michael Head sia liberamente ispirato alle vicende autobiografiche di Mark McCausland, musicista nordirlandese. Ciò ha quindi contribuito a quel mix di humour, passione musicale e calore umano, che trova ulteriore celebrazione nell’epilogo e in quei titoli di coda, che rendono omaggio piacevolmente sia ai personaggi della storia che alla cittadina di Omagh.

Stefano Coccia

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