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The Midnight Gospel

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VOTO: 9

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È un fatto difficile da negare che la cultura proveniente dagli Stati Uniti si sia rivelata come dominante nel corso della seconda parte del Novecento. Si diffuse prima in tutti i paesi alleati e poi, gradualmente e con difficoltà, anche nei paesi ostili. Tuttavia tale cultura non si diffuse solo nei suoi elementi dominanti, ma anche in quella sua parte anti-sistema che prese il nome di controcultura.
La controcultura si sviluppò soprattutto a partire dagli anni Sessanta a partire dal movimento per i diritti civili fino ad abbracciare tanti e tali ambiti da comprendere la visione di una vera e propria società alternativa a quella ufficiale. Uno degli elementi forse più interessanti di quelli componenti la controcultura è l’interesse per l’espansione della coscienza spirituale dell’individuo, attraverso meditazione, yoga e pratiche spirituali alternative. Di tali tematiche si parla ampiamente nella serie Netflix The Midnight Gospel, creata da Pendleton Ward, già autore di Adventure Time, e dal comico Duncan Trussell.
Centro della serie sono alcune interviste realizzate da Trussell per il suo podcast tutte inerenti il tema della coscienza spirituale e argomenti collegati. Per renderne la fruizione più dinamica si è scelto di riscrivere parzialmente i dialoghi, il cui nucleo originario rimane tuttavia inalterato, per adattarli ad un’animazione la cui storia, però, non corrisponde al tema dei dialoghi. Questa distonia crea in un primo momento un senso di spaesamento superato il quale, nondimeno, si rimane rapiti da entrambi i piani. Anzi, proprio la mancanza di assonanza tra il piano filosofico ed intimista dei dialoghi e quello demenziale e non-sense dell’animazione finisce per avere un effetto che potremmo definire “lisergico” sullo spettatore, il quale non può non finire rapito nel viaggio, o gergalmente trip, della serie. Sennonché anche la vacuità delle animazioni scema nel procedere dei vari episodi fino ad assumere una completa consonanza ed approfondimento dei dialoghi nell’episodio finale; e certo lo stile grafico di Ward, che appare influenzato potentemente da certa animazione americana underground come Fritz il gatto (1972) e l’opera simbolo dell’animazione ispirata alla controcultura Yellow Submarine (1968) di George Dunning, svolge un ruolo centrale nel trip sensoriale che è questa serie.
Opera solo apparentemente fatua questa serie si qualifica come una delle più coraggiose scommesse affrontate da Netflix per diversificare la sua offerta. Come tutte le serie particolarmente intelligenti ed originali difficilmente diventerà un grande successo popolare quanto piuttosto un prodotto cult per un pubblico di nicchia, capace di apprezzarla e comprendere come non si tratti di un punto di arrivo quanto di partenza per approfondire la conoscenza di un fenomeno affascinante quale è la controcultura americana, non solo in una delle sue parti più interessanti ma nella sua interezza e per, magari, affacciarsi ad un nuovo modo di vedere il mondo.

Luca Bovio

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