Un vecchio conto da saldare
I più lo conoscono per le sue interpretazioni sul piccolo e grande schermo, ma Andrea Di Stefano è anche un validissimo regista e la sua opera seconda dal titolo The Informer – Tre secondi per sopravvivere lo dimostra. A cinque anni di distanza da Escobar: Paradise Lost, l’attore capitolino è tornato dietro la macchina da presa per firmare un solido film di genere che, cosa non da poco, alterna alla componente action anche una buona dose di realismo e introspezione.
Per farlo varca ancora una volta i confini delle mura amiche con un progetto dal respiro e dall’impianto produttivo internazionale, che gli ha permesso nuovamente di poter contare su un budget di una certa entità e su un cast composto da nomi di assoluto rilievo, a cominciare da Rosamund Pike a Clive Owen, passando per Common, Sam Spruell e Joel Kinnaman, quest’ultimo chiamato a vestire i panni di Pete Koslow, un ex criminale ravveduto ed ex soldato delle forze speciali, chesta lavorando sotto copertura per l’FBI per infiltrarsi nella traffico di droga malavita polacca a New York. Come ultimo passo verso la libertà, Koslow deve tornare nell’ultimo posto in cui ha combattuto duramente, la prigione di Bale Hill, dove la sua missione diventa una corsa contro il tempo quando un affare di droga va storto e rischia di essere individuato come talpa. Quando uno dei suoi gestori viene individuato, Montgomery pensa di lasciare che lui e la sua famiglia vengano uccisi per usare i loro omicidi come prove contro i trafficanti. L’agente Koslow si rivolge a Grens, un membro della Divisione per il crimine organizzato del NYPD per garantire la sicurezza dei propri cari mentre cerca una via di fuga.
Insomma, un viaggio di andata e ritorno dall’inferno che altro non è che l’adattamento cinematografico del romanzo del 2009 “Tre sekunder”, scritto da Börge Hellström e Anders Roslund. Da questo, Di Stefano prende il via per portare nelle sale una storia che mescola senza soluzione di continuità e in maniera efficace azione, crime, poliziesco, prison movie e un pizzico di spy story. Tutto all’insegna di una credibilità dei fatti raccontati e mostrati, che solitamente rappresenta il tallone d’Achille di operazioni analoghe. Fatta eccezione per qualche rarissimo scricchiolino in merito, The Informer ha proprio nella credibilità della messa in scena e nella recitazione il suo punto di forza, con gran parte delle sequenze che sottolineano la costante attenzione nei confronti di questo aspetto. Elemento che contribuisce a creareuna tensione latente pronta a deflagrare a più riprese nella timeline e a dare spessore alle one-lines dei personaggi, quest’ultimi nella stragrande maggioranza dei progetti simili ridotti a vittime sacrificali di una scrittura pigra e votata alla causa dell’intrattenimento adrenalinico e testosteronico.
Francesco Del Grosso