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The Gallows – L’esecuzione

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VOTO: 4.5

Fuga dal P.O.V.

Paradossalmente ma neanche troppo, The Gallows – L’esecuzione è un filmetto che potrebbe rivestire una certa importanza nell’ambito del genere di appartenenza, cioè l’horror. Questo perché, criticamente parlando, contiene con precisione alchemica tutti gli elementi che nel corso di questi ultimi anni hanno contribuito a sterilizzare il genere suddetto, in teoria “eversivo” di natura ma in pratica ridotto a mero passatempo per adolescenti di età sempre più precoce e dal gusto indistinto. Già quest’assunto porta nel suo dna una stridente contraddizione in termini: una categoria di film adulta – quando consapevole di esserlo – per antonomasia che forza fino a qualsiasi limite conosciuto la propria natura per andare incontro ad un pubblico di riferimento che in teoria non dovrebbe essere il suo. Si potrebbe allora chiudere un occhio sull’operazione da un punto di vista economico, lavandosi la coscienza al pensiero che un qualunque basso – nel caso specifico bassissimo: pare un film no budget… – investimento produca una cospicua entrata sia meritevole di applausi a scena aperta; ma il cinema non è semplice marketing, è necessario analizzare molte e differenti componenti all’interno di un film. E allora subentrano i dolori di pancia, poiché quest’ultimo sottoprodotto firmato dal fantomatico duo composto da Travis Cluff e Chris Lofing – che tra l’altro non sono nemmeno due sbarbatelli qualsiasi, anagraficamente – sotto l’egida benedicente del solito Jason Blum, si adagia su schemi così triti e risaputi da far assumere all’ormai venerando The Blair Witch Project (1999) la statura di un saggio teorico sul cinema da “terzo occhio”. Quello, ovviamente, di un elemento interno alla diegesi a riprendere il tutto. Al secolo il cosiddetto “point of view”, come viene definito dagli addetti ai lavori.
Ecco dunque, dopo un prologo in found footage risalente a vent’anni prima, tanto per rimarcare un aspetto temporale di “rilevante” importanza ai fini narrativi, entrare in azione la solita telecamera manovrata da uno dei personaggi del film, un antipaticissimo liceale pronto a riprendere e sbeffeggiare il backstage di uno spettacolo teatrale in ambito scolastico, su cui grava però la pesante cappa del misfatto avvenuto tempo addietro. The Gallows (I patiboli, traducendo più o meno letteralmente), inteso come rappresentazione teatrale, era infatti costato la vita ad uno studente, rimasto accidentalmente (?) impiccato nel corso della prima replica. La banalità dell’assunto di partenza non sarebbe nemmeno il difetto maggiore del The Gallows film, visto che in rapida successione si andranno ad aggiungere una recitazione canina e uno svolgimento narrativo a dir poco puerile e pretestuoso – tre studenti s’intrufolano nottetempo nella scuola per sabotare le scenografie dello spettacolo, perché uno di essi vuole conquistare il cuore della prima attrice – abbinato ad una messa in scena talmente convenzionale da essere in grado di schivare con “prodigiosa” abilità qualsiasi opportunità di discorso teorico sulla coincidenza di vita e arte, o almeno sulla ricettività del medium di ripresa visiva, il quale peraltro in alcune circostanze non si capisce bene da quale personaggio sia fisicamente manovrato. Inutile dunque sottolineare come una presenza malefica desiderosa di vendetta si aggiri nella scuola, giocando al gatto con il topo con gli sventurati anche grazie ad un quarto personaggio la cui comparsa sulla scena del crimine rimane inspiegabile sino alla sorpresona, definiamola così, finale. Il tutto concentrato in un ora e venti di noia allo stato puro, nell’ambito di un film composto del solito armamentario di buio, porte chiuse, misteriosi anfratti e urla assortite già visto centinaia di volte.
Unica nota davvero angosciante, nel mare magnum di stereotipi e déjà vu in cui affonda The Gallows – L’esecuzione, la molto metaforica sovrapposizione tra il fantasma del cappio e la figura, purtroppo assai reale, del produttore senza scrupoli Jason Blum, ormai chiaramente disposto a finanziare qualsiasi progetto dichiaratamente di genere purché il costo sia contenuto, a prescindere dalla bontà o meno dell’idea di partenza. Scambiate di ruolo le giovani vittime – peraltro senza alcuna colpa, se non quella di non essere dei geni – del film con gli appassionati del vero horror ed il giochino simbolico è bello che confezionato. Così magari The Gallows – L’esecuzione non diventa più l’inutile orrorino estivo che forse pretendeva di essere…

Daniele De Angelis

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