Rincorrendo i propri sogni
Come vengono considerate le persone non più giovanissime dalla società? Quanto è importante mantenere vivi i propri interessi e le proprie passioni per non lasciarsi completamente andare e prendersi tutto il meglio che la vita ha da offrire? Nel lungometraggio The Blue Trail (O ultimo Azul in originale), ultima fatica del regista brasiliano Gabriel Mascaro – presentato in anteprima mondiale in concorso alla 75° edizione del Festival di Berlino – viene trattato proprio tale complesso argomento attraverso una sorta di favola postmoderna, un viaggio alla scoperta di sé stessi e alla ricerca dei propri sogni che sul grande schermo risulta immediatamente carico d’appeal.
Magnetica protagonista di The Blue Trail, dunque, è la settantasettenne Tereza (impersonata dall’ottima Denise Weinberg), che lavora da anni in un’azienda alimentare e che, dopo aver ricevuto una bizzarra onorificenza da parte dello Stato per i servigi prestati alla nazione nel corso della sua vita, viene congedata dal lavoro e costretta ad andare in pensione. Lo Stato, in poche parole, vuole che tutte le persone di una certa età si ritirino in una casa di riposo, in modo da lasciare spazio ai giovani sia nel mondo del lavoro che nella vita di tutti i giorni. Tereza, tuttavia, non vuole arrendersi a tale destino e intraprende, così, un lungo viaggio al fine di realizzare il suo sogno di una vita. Quali avventure la aspetteranno?
Già dai primissimi minuti, dunque, ci rendiamo conto di come, nonostante gli argomenti trattati, questo The Blue Trail abbia un tono leggero e frizzante e sia pregno di un sottile umorismo grazie anche – e soprattutto – alla sua straordinaria protagonista. La situazione iniziale da cui prende il via tutta la vicenda, infatti, ha già di per sé qualcosa di paradossale. Ma, in realtà, è proprio con il viaggio intrapreso dalla nostra Tereza che, finalmente, il lungometraggio decolla, regalandoci una serie di incontri e personaggi tutti sui generis, insieme a immagini che, talvolta, sembrano quasi assumere connotazioni oniriche.
Gabriel Mascaro, dal canto suo, ha attinto a piene mani dalla tradizione del realismo magico, senza mai paura di osare o di andare sopra le righe, ma dando vita, al contempo, a un piccolo, prezioso e meravigliosamente variopinto lavoro che nonostante la moltitudine di eventi si distingue innanzitutto per una spiccata linearità e per una mai scontata semplicità. Una storia universale, sapientemente portata all’estremo, si è rivelata, dunque, una gradevole sorpresa all’interno del ricco concorso berlinese. E sebbene il presente The Blue Trail, se paragonato ad altre opere in corsa per l’ambito Orso d’Oro, possa risultare, nel suo insieme, piuttosto modesto, ecco che questa raffinata pellicola proveniente direttamente dal Brasile risulta nel complesso piacevole come una ventata d’aria fresca. È vero, dunque, che a una certa età bisogna smettere di sognare? L’espressione sul volto di Tereza, meravigliata come una bambina la mattina di Natale, vale, in realtà, più di mille parole.
Marina Pavido