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Starr

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VOTO: 7

Maschere grottesche e social disumani

Inserito nel Concorso Cortometraggi del Monsters – Fantastic Film Festival e proiettato a Taranto in un programma di corti significativamente ribattezzato “Crazies”, Starr di Riccardo Grippo si era in realtà già messo in mostra per la sua tragicomica denuncia della spettacolarizzazione dell’individuo, con conseguente perdita di sé, al Trieste Science + Fiction Festival 2023; laddove l’ottima resa di tale fenomeno gli aveva fruttato anche il Premio CineLab Spazio Corto, conferito da una giuria di studenti e riservato per l’appunto al miglior cortometraggio italiano della sezione Spazio Corto.

Del resto in molti dei migliori cortometraggi italiani scoperti negli ultimi anni il “dark side” dei social media pare farla da padrone. Con esiti talvolta illuminanti, sebbene di una luce sinistra si tratti. Potremmo tranquillamente citare, tra quelli che finora ci hanno maggiormente colpito, l’ossessivo Selfie di Giulio Manicardi.
Per vie simili ma decisamente più “gore” si muove Starr di Riccardo Grippo, geniale cortometraggio in cui un’aspirante “influencer”, appena firmato il contratto con una misteriosa società intenta a lanciare nuovi talenti (o più che altro nuovi fenomeni da baraccone, in stile TikTok) nel caos rappresentato oggi dal web, viene rapito da due loschi dipendenti dell’azienda, il cui incarico è proprio questo: sequestrare le aspiranti star costringendole a uccidersi tra di loro, per ottenere più visualizzazioni e maggior successo all’interno di un format luciferino.

A dirla tutta, di lavori così impostati se ne sono visti anche altri, negli ultimi tempi. Il segreto di Starr è però l’accentuare la chiave grottesca facendola scorrere in parallelo coi litri e litri di sangue (finto) versati in scena. Un montaggio psichedelico ci accompagna nella progressiva discesa agli Inferi del protagonista. Ma a sorprendere più di ogni altra cosa è la recitazione straniante dei due silenziosi sgherri che gli fanno da guardiani: la loro clownerie è tale, da ricordare a tratti i personaggi delle comiche del cinema muto. Tutto un susseguirsi di “gag” dal sapore slapstick, che alla fine rende ancora più assurda e alienante la violenza associata qui al mondo dei social.

Stefano Coccia

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