I fratelli diversi
L’interrogativo che ci si era fatti di fronte a Le avventure di Jim Bottone, il film del tedesco Dennis Gansel ispirato a un romanzo di Michael Ende e distribuito un po’ in sordina l’estate scorsa, potrebbe valere anche per il finnico Snot e Splash – Il mistero dei buchi scomparsi: qual è realmente il target di un certo tipo di “cinema per ragazzi” (come si usava dire un tempo) che fa occasionalmente capolino nelle sale?
Mistero della fede, almeno in Italia. Anche perché, a parte il popolare format nostrano Me contro Te, dall’appeal un po’ sempliciotto ma gestito da chi lo realizza con notevole professionalità e ottime strategie comunicative, gli occhi dei nostri ragazzi sembrerebbero distratti da altro…
E paradossalmente, se si esclude qualche famigliola intercettata un po’ per caso, film del genere sembrerebbero attrarre più che altro sparuti adulti, che guardano alla narrativa fantastica e d’avventura in auge parecchio tempo fa con un pizzico di nostalgia.
Se si prova a guardare con tali occhi, il divertimento non manca certo in Snot e Splash – Il mistero dei buchi scomparsi, fantasy concepito ad altezza di bambino nella cui costruzione si scorge non poca creatività. Libero adattamento di un racconto per l’infanzia dell’italiano Manlio Castagna, il film porta peraltro la firma del prolifico Teemu Nikki, cineasta finlandese del quale abbiamo recentemente apprezzato alla Festa del Cinema di Roma il picaresco 100 Litres of Gold; un cinema eccentrico, variegato e all’occorrenza visionario, il suo, cosparso di quella genuina follia che abbiamo spesso riscontrato anche nei connazionali Timo Vuorensola e Antti-Jussi Annila
Protagonisti dello scanzonato Snot e Splash – Il mistero dei buchi scomparsi sono, per l’appunto, Snot e Spash, due fratellini dall’indole assai diversa; tanto è preciso, ordinato e igienista il primo, quanto tende a comportarsi nella maniera esattamente opposta il secondo.
La loro avventura sembrerebbe almeno all’inizio la più ordinaria che si possa immaginare. Li vediamo andare per le vacanze in treno dalla nonna, la quale abita nel paesino di Acquainbocca, che scopriremo ben presto essere legato da antica rivalità coi vicini di Altroposto; pare che i nomi dei villaggi implicati nella campanilistica diatriba fossero tali anche nel romanzo originale, ambientato però in Italia, laddove Teemu Nikki ha naturalmente spostato l’azione nei paesaggi innevati della penisola scandinava. A partire dal viaggio, però, si cominciano a osservare fenomeni strani, da grossi oggetti che piovono dal cielo ad artigianali pistole che interferiscono con le leggi della fisica, da imprevedibili macchine del tempo a singolari dentature luminescenti che, sulla falsariga di gloriosi B-Movies come I ragazzi di Stepford, sembrerebbero qui identificare soggetti umani privati della loro volontà.
Nel film non vi sono “buchi di sceneggiatura”, peraltro, ma buchi veri e propri, quelli di volta in volta rubati o ricreati nei punti più improbabili, attraverso la speciale pistola di cui sopra, dalla banda dell’enigmatico Migrén Junior, lo stralunato villain che ama circondarsi di tirapiedi non meno strambi di lui e che sembrerebbe avere in mente un piano bizzarro, destinato ad imporre la sua maniacale idea di ordine prima ad Acquainbocca e poi nel mondo intero.
Riusciranno i due fratellini, spesso in lite tra loro, ad impedire che accada il peggio?
Infarcito di uno humour surreale che può divertire grandi e piccini, semplice ma curato nelle così stravaganti sequenze fantastiche, Snot e Splash – Il mistero dei buchi scomparsi si avvale per giunta di un’affiatata squadra di interpreti; e tra questi, nel ruolo della scienziata madre di Migrén Junior, abbiamo rivisto con piacere l’intensa, sempre molto espressiva Kati Outinen, un tempo musa del grande Aki Kaurismäki in pellicole come La fiammiferaia (1990), Nuvole in viaggio (1996) e L’uomo senza passato (2002).
Stefano Coccia