E il treno va
Il treno della notte (1959), in polacco semplicemente Treno (Pociag), è uno dei titoli della rassegna dedicata ai film classici polacchi nell’ambito della 12ma edizione di CiakPolska; dalle atmosfere vagamente hitchkockiane, il film di Jerzy Kawalerowicz è un ben congegnato affresco corale dai colori del noir, della commedia e del dramma psicologico ed esistenziale.
Il treno del titolo è il centro attorno cui ruotano le vite dei personaggi, le cui storie si intrecciano nel corso di un lungo viaggio notturno che da Varsavia arriva alle spiagge baltiche; nelle cuccette di prima classe, Marta (Lucyna Winnicka) e Jerzy (Leon Niemczyk), entrambi in cerca di solitudine, si ritrovano a dividere controvoglia uno scompartimento, mentre intorno a loro si alterna una varia umanità che rappresenta pezzi della società polacca degli anni Cinquanta. I due protagonisti, chirurgo lui, meteorologa lei, sono espressione di una borghesia in crisi esistenziale, così come gli altri passeggeri del vagone, dalla moglie insoddisfatta di un avvocato all’uomo insonne, dal sacerdote al giovane impiccione, una sorta di carrello – cinematografico e sociale – di personaggi simbolo di una nazione che stava sperimentando – dopo l’Ottobre polacco del 1956 – un progressivo comunismo moderato sotto la guida del Primo Segretario del POUP Gomulka. Impossibile non citare la presenza sul treno dei rappresentanti dell’ordine, dalla apparentemente inflessibile controllora del treno (Helena Dąbrowska) agli agenti di polizia saliti per arrestare un assassino, fuggito dopo aver ucciso la propria moglie.
Se la scena si svolge principalmente in questo vagone notte di prima classe, non mancano poi carrellate sugli altri vagoni, frequentati da strati più bassi del popolo polacco: operai, soldati, ragazzi in vacanza, anziane bigotte in pellegrinaggio; l’escamotage del regista per mostrare questa fetta più ampia di popolazione è quello di seguire un ex fidanzato di Marta (interpretato dal bel Zbigniew Cybulski, che ricordiamo anche come protagonista del film di Andrzej Wajda Cenere e Diamanti), che l’ha seguita sul treno per riconquistarla e che salta su e giù dai vagoni per parlarle. Perché in Polonia treni e bus si prendono al volo, verrebbe da dire, soprattutto dopo aver visto durante la stessa rassegna il film Il cappio di Wojciech Has; ma l’intento di Kawalerowicz è piuttosto quello di dare al suo Treno un tocco di divertita leggerezza.
Il treno di notte racconta la sua storia con i toni della commedia leggera e del dramma psicologico, evidente soprattutto nei dialoghi di Marta e Jerzy: da sottolineare la scelta di non far dire praticamente mai ai personaggi il loro nome, che dà risalto ancor di più all’universalità del messaggio del regista. Ad evidenziare il dramma di una società in crisi, l’agire quotidiano di ognuno degli altri passeggeri, che si accentua e raggiunge il suo acme nella scena in cui viene scoperto l’assassino di cui tutti i giornali parlano, fuggito sullo stesso treno notturno dei nostri protagonisti. La storyline dell’omicida dà alla trama quel pizzico di noir dal sapore hitchkockiano e di giallo in stile Agatha Christie (in particolare, sovviene alla mente Assassinio sull’Orient Express) che ha contribuito a rendere Pociag un classico della cinematografia polacca molto amato anche all’estero.
Michela Aloisi