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(S)KiDS

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VOTO: 7,5

Una sola regola

Ogni anno l’Annecy International Animation Festival, appuntamento imprescindibile per gli addetti ai lavori e per i cultori del cinema animato in tutte le sue molteplice espressioni, propone nel suo ricco e variegato palinsesto una o più opere degne di nota. Tra quelli maggiormente attenzionati e interessanti presentati nella line-up 2024 va segnalato (S)KiDS di Les e Lou Solis, che il pubblico nostrano ha potuto vedere grazie al Sottodiciotto Film Festival & Campus che ne ha ospitato l’anteprima italiana nel corso della sua 25esima edizione.
La kermesse torinese ha permesso il recupero di una pellicola che resta impressa nella mente e nella retina per tutta una serie di motivi che lo caratterizzano sia dal punto di vista estetico-formale che per il peso specifico dei contenuti che la sceneggiatura scritta a sei mani James Priestner, Jared Priestner e Les Solis ha deciso di trattare e portare sul grande schermo. Cominciamo da quest’ultima che racconta una storia ambientata nel Canada del 1993. Qui e in questo tempo vive Scotty, un ragazzo che si trasferisce dalla grande città alla periferia, in una cittadina dove il padre diventerà il nuovo sceriffo. Un luogo all’apparenza perfetto, ma colmo di ipocrisia, dove la sopraffazione è la regola, soprattutto nell’ambiente scolastico. Scotty si integra subito nel gruppo dei punk locali, soprannominati (S)KIDS. Lì stringe una profonda amicizia con due compagni di classe, con cui passa le giornate a scuola per poi trovarsi al pomeriggio nel garage di uno di loro a ascoltare musica e chiacchierare. Contemporaneamente disegna, scrive e si innamora, ricambiato, di una compagna di classe. Di lì a poco, però, viene preso di mira dai bulli e degli spacciatori della scuola e assiste, impotente, alle ingiustizie quotidiane perpetrate dal preside, padre di uno dei bulli, un viscido individuo pieno di vizi e invasato religioso. La tensione giunge al culmine quando i tre amici scoprono una verità scomoda e, a quel punto, decidono di reagire in modo esplicito e pericoloso.
Il tutto è al centro e alimenta a getto continuo un film audace e coraggioso che si sofferma su argomentazioni scivolose, fortemente attuali e complesse come gli abusi fisici e psicologici, il bullismo, le relazioni tossiche dentro e fuori dalle mura domestiche e la piaga della dipendenza. Il risultato è un coinvolgente e pieno di sensibilità, ma anche duro e crudo, racconto di ribellione giovanile contro i mali che la attanagliano e le mostruosità della società che la circonda. Materiali, questi, per un plot che è al contempo romanzo di formazione e deformazione, con la narrazione che si muove nelle zone d’ombra e nelle pieghe delle pagine del primo e del secondo con l’approccio di un young-adult che vedono i protagonisti di turno confrontarsi con le sfide della crescita e la messa in discussione le loro radici mentre scoprono oscure verità sulla realtà in cui vivono.
Gli autori affrontano di petto, senza timori reverenziali di dire e mostrare questo magma incandescente di contenuti ed emozioni cangianti.Lo fanno in maniera anti-convenzionale mescolando senza soluzione di continuità il musical in modalità punk rock opera e una limited animation. Non aspettatevi dunque un design, un concept e una confezione visivamente impattante e fluida, perché (S)KiDS non guarda alla qualità e all’estetica delle grandi produzioni, bensì alla sostanza e alla funzionalità rispetto a ciò che viene narrato. I Solis hanno deciso di puntare su una tecnica mista 2D e 3D più essenziale, diretta e volutamente sporca e imperfetta, con un groviglio spigoloso di disegni che vanno a sovrapporsi su fotografie e fondali reali, creando un patch-work che assomiglia a un notebook pieno di zeppo di appunti e segni in perenne movimento. Un linguaggio anarchico e libero che si combina alla perfezione con la dimensione indie delle musiche originali della band punk di Vancouver, Rare Americans, che come in un concept album hanno composto e arrangiato i 23 brani che accompagnano il film, diventandone il motore portante, il cuore pulsante e un fattore che fa la differenza.

Francesco Del Grosso

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