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Sinister Saga

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I bambini protagonisti di "Sinister 2" di Ciaran Foy (USA, 2015) guardano uno dei loro snuff movie
VOTO: 7.5

Parental control

Sebbene la sua poco più che decennale attività non si limiti al genere (il riconoscimento critico più importante lo ha avuto lo scorso anno con il drammatico Whiplash), sta diventando sempre più probabile che ad assumere il ruolo di nome di punta della coscienza horror degli anni ’10 sia e sarà la Blumhouse Productions. In soli sette anni, la creatura di Jason Blum ha scosso appassionati e non attraverso una serie di prodotti a basso costo che, con buona pace del naso infastidito della critica di serie A, stanno lasciando un segno che non può essere sottovalutato.

I malevoli direbbero che stanno travolgendo unicamente il botteghino, monopolizzando la filosofia (povera e astuta) di horror su cui puntare, ma tale visione è asmatica almeno per due ragioni: la prima è che creare un trend stilistico significa imporre un’estetica da inseguire e demonizzare il proliferare di cloni della ricetta originale equivale a condannare l’uovo di Colombo. La seconda sta nel non vedere che le produzioni Blumhouse non sono così omologate esteticamente: limitandoci ai franchise che hanno fatto la fortuna della casa, ovvero Paranormal Activity, Insidious, Sinister e La Notte del Giudizio, una diversità di modi e intenti è perfettamente rintracciabile.

Un forte punto in comune, però, effettivamente c’è: il topos della casa. Che viene ripreso e distrutto, saccheggiato e rinnovato, in un continuo gioco che non cessa di porre domande e inquietudini circa valori e aspetti di ciò che rappresenta il luogo per eccellenza dell’intimità umana, nonché simbolo della società occidentale.

Il sinistro, inteso come incidente, è la realtà meno piacevole che tale luogo può accogliere, soprattutto se la causa va cercata nel nucleo umano che lo riempie. Dietro la superficie demoniaca, i due film scritti da Scott Derrickson e C. Robert Cargill (coppia che vedremo a fine anno fare il grande passo major con Doctor Strange) sono piuttosto un piccolo studio antropologico sulla natura archetipa del male umano. Ma in fondo cos’altro non fa la cultura horror da secoli?

Sin troppo facile – e apertamente dichiarato dal regista – scorgere nella struttura del primo Sinister una devozione feticistica nei confronti di Shining, con la scrittura del protagonista (un Ethan Hawke all’esordio horror) che diventa tessuto sempre più in simbiosi con l’ambiente circostante e il sottogenere dell’haunted house a demolire la famiglia sull’eterno ritorno come base, con un pizzico di whodunit di qua e di pellicola vs pixel di là.

Elogiato lo spunto meta-cinematografico dell’atto di vedere (Hawke che è sempre più assorbito e meno sconvolto dalla visione degli 8mm è la nostra assuefazione morbosa alla violenza, la tragedia resa impotente dalla tele-familiarità quotidiana che il nostro occhio ha con essa), il problema principale è l’assenza di ispirazione. Derrickson  (The Exorcism of Emily Rose, Ultimatum alla Terra, Liberaci dal Male) si conferma regista irrisolto, capace di spunti interessanti ma impotente nel portare le sue creazioni a una grammatica filmica che non sia basilare (da non confondere con essenziale). È un horror che si pone come un gioco, ma la riflessione è migliore del divertimento.

Questi limiti vengono cancellati e superati nel sequel, diretto da quel Ciaran Foy che nel 2012 aveva suscitato interesse nell’ambiente con Citadel. Superiore al capostipite, Sinister 2 completa i temi del primo capitolo. Abbandonato il rosario per Shining, il film di Foy cerca forse il proprio antenato spirituale ne Il Giardino delle Streghe (Robert Wise, 1944), pur senza possederne la grazia e la profondità e rovesciando la prospettiva, ponendo non l’innocenza ma la corruzione come leitmotiv. L’orrore che i bimbi protagonisti di questa seconda pellicola – così intrisa di pathos biblico: i due fratellini non sono altro che Caino e Abele e “lo scontro finale” altro non è che la rappresentazione sacrilega del Calvario – vedono nei filmini e che li portano alla perdita della purezza non sono altro che la realtà che hanno vissuto. Il loro orrore non sta in entità sovrannaturali, ma in un ambiente familiare che li vede facili vittime. Devono vedere, devono filmare, non possono chiudere gli occhi, né scappare.

E allora forse la figura di Bughuul, in questa seconda pellicola puro spauracchio da baraccone, altro non è che una derisione dell’atto di accusa che tuttora è spessissimo mosso alla spettacolarizzazione del male: quello di plagiare o condizionare le menti più sensibili. La grande, giocosissima morale del dittico di Derrickson e Cargill è che il mostro esiste solo laddove l’uomo va a cercarlo, ovvero nell’uomo. In fondo chi ci dice che la radio, a fine film, parli davvero (i fan di Twin Peaks si chiederebbero come sta Annie)? Per due film identifichiamo l’eroe in uno scrittore dal gusto macabro e dal bicchiere facile e in un rappresentante della legge talmente macchiettistico che non ha neppure un nome, ma solo un “so and so” a dargli un’identità molto più fumosa e misteriosa del demone babilonese. Presa coscienza di ciò, non sembra poi così strano che i bambini preferiscano andare con lui. Non c’è niente di pericoloso in uno schermo. Vietato ai minori di pregiudizi 18.

COMMENTO ALL’EDIZIONE BLU RAY MIDNIGHT FACTORY

Da quando, lo scorso giugno, ha promesso di deliziarci con “il male fatto bene”, Midnight Factory non ha deluso le attese. La sua promessa e missione è stata un raggio di sole per i fan italiani dell’horror, genere che era giunto a un grado di denigrazione insopportabile e ingiustificabile: praticamente assente nelle sale, se non nelle sue manifestazioni più basse, enormemente zoppicante anche nel mercato home-video, con parziali o addirittura intere filmografie dei maestri della contemporaneità ancora non approdate sul nostro suolo. Qualcosa andava fatto e, per quanto i miracoli non appartengano al nostro mondo, in nemmeno un anno Midnight Factory ha già fatto ben intendere la sua linea di pensiero, muovendosi con lodevole saggezza. Nell’home-video ha subito capito un punto fondamentale che troppe altre realtà nostrane persistono nell’affondare nella cecità, ovvero che prescindere dalla qualità dell’edizione che si va a immettere nel mercato è un suicidio logistico. Ora che il prodotto fisico è sempre più terreno minato di nicchia, affrontare la pirateria o la semplice indifferenza di un utente reso abulico da una fruizione di cinema sempre più dedita al consumo fugace con dvd di mediocre fattura, puntando tutto sul titolo del film, è filosofia del tutto anacronistica. Quindi, aldilà della scelta dei film su cui puntare, Midnight Factory ha da subito prestato cura ai propri prodotti, rendendoli appetibili sia per l’appassionato generalista che per il collezionista.

Il blu ray di Sinister è addirittura antecedente alla nascita di Midnight Factory, dato che fu Koch Media (di cui Midnight è una filiale) a pubblicarlo nel 2013 e ristamparlo in steelbook nel 2015. Ora il cofanetto comprendente entrambi i film della serie, raccolti in una slipcase. L’unico punto rivedibile dell’edizione è la qualità degli extra, non all’altezza di quelle americana e inglese, dove sono presenti i commenti audio degli autori, le scene tagliate, le versioni estese degli snuff del film e altro. Nell’edizione Midnight l’unico extra corposo consiste nei 26 minuti di interviste presenti nel blu ray del primo film, mentre purtroppo scarna è la scelta per Sinister 2, con il solo trailer e due brevissimi (e praticamente uguali) approfondimenti con interviste agli autori e al cast.

Rimedia il libretto scritto da Manlio Gomarasca e Davide Pulici, i fondatori di Nocturno.

Sinister Saga non è quindi il migliore tra i prodotti Midnight Factory, ma nonostante la rivedibile quantità e qualità dei reparti extra, resta un’aggiunta di sicuro valore alla videoteca degli appassionati horror.

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SPECIFICHE

Sinister

  • Lingue Italiano 5.1 DTH-HD Master Audio e Inglese 5.1 DTS-HD Master Audio
  • Sottotitoli italiani (sia per il film che per gli extra)
  • Trailer (2’20”)
  • Dietro le quinte (3’21”)
  • Interviste al produttore Jason Blum, al regista Scott Derrickson, allo sceneggiatore C. Robert Cargill e al protagonista Ethan Hawke (26’56”)
  • Spot TV (0’15” e 0’30”)
  • Sinister – L’esperimento- una troupe universitaria testa scientificamente le reazioni di un pubblico volontario durante la visione del film (5’48”)
  • Il doppiaggio (3’32”)

Sinister 2

  • Lingue Italiano 5.1 DTH-HD Master Audio e Inglese 5.1 DTS-HD Master Audio
  • Sottotitoli italiani (sia per il film che per gli extra)
  • Trailer (2’28”)
  • Nuova famiglia- autori e membri del cast commentano il film (2’02”)
  • I bambini- autori e membri del cast commentano il film (2’08”)

– Booklet con commento critico di Manlio Gomarasca e Davide Pulici, fondatori di Nocturno

 

Riccardo Nuziale

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