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Second Best

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VOTO: 8

Il paradosso dei gemelli

Può suonare come un vero e proprio controsenso il fatto che a salire sul gradino più alto del podio di una competizione, in questo caso cinematografica, sia stata un’opera dal titolo Second Best. È accaduto alla 23esima edizione del Milano Film Festival, dove nel concorso cortometraggi a trionfare è stata la pellicola scritta e diretta da Alyssa McClelland, già vincitrice di altri premi di categoria al Flickerfest e a Sydney nel 2018.
Lo short della giovane regista australiana esplora le vicende delle due incompatibili gemelle Velika e Nouchka, che crescono come promesse della ginnastica artistica. A causa di un infortunio Velika è costretta ad abbandonare i suoi sogni di gloria e inizia a vendere piscine nella ditta di famiglia, con grande frustrazione e senza alcun entusiasmo, mentre Nouchka continua la sua carriera da ginnasta con grande orgoglio da parte della madre. Ma è la vita a decidere, con le acrobazie della realtà che cambiano a sorpresa destini. Come? Sarà il corto della McClelland a dircelo.
In Second Best si incrociano le traiettorie di due coming of age che danno a loro volta origine ad una dark comedy tutta al femminile che in maniera ironica mostra le grottesche contraddizioni interne ad un contesto familiare. Il baricentro tematico è dunque universale e riguarda l’importanza degli affetti, dei legami biologici e del libero arbitrio. Al di là delle parentesi in esterno, che vedono le due protagoniste (qui interpretate dalle bravissime sorelle Karina e Raechelle Banno) affrontare ciò che il destino da una parte e il desiderio materno dall’altro ha scelto per loro, è quanto accade tra le mura amiche il cuore pulsante dello script e della sua trasposizione. Elementi, questi, entrambi volutamente semplici e costellati di esilaranti silenzi che esaltano tanto la scrittura quando il lavoro dietro e davanti la macchina da presa.
Second Best ha tutto quello che le serve per colpire nel segno senza ricorrere a voli pindarici nell’impianto narrativo o a soluzioni stilistiche roboanti per catturare l’attenzione dello spettatore nei pochi minuti a disposizione. La pellicola della McClelland va coraggiosamente controvento mirando all’essenziale e a quel poco che le consente di fare suo il cuore del fruitore, divertendolo e dandogli non pochi spunti di riflessione.

Francesco Del Grosso

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