Eroine preistoriche a spasso
Un occhio di riguardo, al momento di programmare il folto drappello di cortometraggi del 39° Fantafestival, è stato mostrato dai selezionatori nei confronti del cinema di animazione, da sempre tra i pilastri dell’immaginario fantastico. Introdotta domenica 16 giugno dal critico cinematografico Davide Di Giorgio, tale sezione ha inglobato ben quattro titoli differenti per stile e per tecniche utilizzate. Alcuni ci sono piaciuti parecchio, altri meno (più pesante narrativamente e poco ispirato nel tratto ci è parso, ad esempio, il britannico That Makes Two of Us), ma di sicuro è Savage Death Valley dell’olandese Waldemar Schuur, presente in sala, il corto di cui ci siamo innamorati a prima vista.
Originale e scoppiettante fantasia preistorica, Savage Death Valley ci ha innanzitutto ricordato uno dei tanti privilegi del cinema: spacciare per contemporanei dinosauri ed esseri umani. Dalle divertenti avventure dei Flinstones (e del loro Dino) al più drammatico, avventuroso Ryu il ragazzo delle caverne, l’animazione si è avvalsa spesso di una simile facoltà. Ebbene, l’eccentrico e coloratissimo lavoro di Waldemar Schuur a tale opzione si accosta con un umorismo beffardo, un’irriverenza di fondo e una varietà di trovate che lo rendono in qualche modo unico.
Ne sono protagoniste due esuberanti cavernicole che, contrariamente ai poco fortunati esemplari maschi della specie, si riveleranno adattissime a domare un mondo così selvaggio, imponendosi sulle creature più stravaganti con un mix di spirito d’avventura e primitiva sensualità.
Da parte dell’autore Waldemar Schuur e del suo staff lodevole è stato anche il ricorrere ad approcci diversi, che vanno dalla classica animazione bidimensionale ai modelli animati in stop motion; da cui certe fantasiose scene d’azione riecheggianti quelle alle quali dava la sua impronta, giusto per fare un nome tra i più noti ed amati, Ray Harryausen. Il risultato è un racconto cinematografico estremamente naif, barocco, in cui ammiccamenti sessuali maliziosetti convivono con un fare divertito, che coinvolge anche la resa della pittoresca criptozoologia posta in essere.
Stefano Coccia