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Safrom

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VOTO: 6.5

Non fateli arrabbiare

Se cercate e pretendete originalità da un film come Safrom siete decisamente sulla cattiva strada. Basta scorrere le poche righe della sinossi per rendersene immediatamente conto. Ci troviamo al seguito di una ragazza coinvolta in un incidente, che viene soccorsa da un automobilista. I due si troveranno dopo poco ad affrontare un viaggio che attraverserà un percorso condito da un esperimento genetico molecolare che non ha dato il risultato dovuto. Un’epidemia sta invadendo la zona, tra tentativi di fughe e rifugi dall’incombente minaccia ad un certo punto ci si accorgerà che l’oggetto scatenante l’epidemia siede proprio accanto al posto di guida.
Questa, a differenza di altre volte, non vuole però essere una critica negativa all’opera, piuttosto una constatazione. Riteniamo, infatti, che l’originalità, tanto sul piano drammaturgico e del disegno dei personaggi quanto su quello del progetto nel suo complesso, non abbia mai fatto parte delle priorità del regista Nicola Barnaba, qui alle prese con la seconda delle tre esperienze dietro la macchina da presa sino ad ora collezionate (suoi le commedie Una cella in due e Ciao Brother). Per quanto ci riguarda, la sua assenza non costituisce uno scoglio insormontabile, tantomeno un elemento discriminante. Certo se ce ne fosse stata in una misura maggiore e più riconoscibile non avrebbe guastato, ma chi avrà la pazienza di andare oltre a una prima e frettolosa lettura analitica post-visione, si renderà conto che le intenzioni e gli obiettivi dell’autore erano di tutt’altra natura.
Il venire meno del suddetto elemento è, a nostro avviso, la diretta conseguenza di una scrittura e di una trasposizione che mirano ad assecondare e seguire i codici base dei generi chiamati in causa che, nel caso di Safrom, sono il thriller in prima battuta e l’horror in seconda. Barnaba ne prende in prestito la gran parte, mescolandoli oppure utilizzandoli in modalità random quando se ne presenta l’occasione. Il meccanismo, nonostante si regga su una successione di eventi, situazioni e dinamiche prevedibili, resta comunque in piedi, merito soprattutto del ritmo e della confezione (entrambe ben supportate e spinte dalla colonna sonora della premiata ditta Pivio & Aldo De Scalzi), capaci di far buon viso a cattivo gioco con i limiti imposti dal budget e di tamponare gli scricchiolii dell’impianto strutturale dello script. Del resto, quando si decide di portare sul grande schermo un plot di questo tipo è davvero difficile sfuggire dalla gabbia dei riferimenti o del déjà vu. In primis perché il bacino dal quale andare a pescare è sempre lo stesso ed è valido per tutti. Diventa quindi un riflesso condizionato, una scelta che, citazionismo a parte, si genera di default. Di riflesso, guardando Safrom la mente, così come successo anche con un altro prodotto analogo made in Italy come Zombie Massacre, non può non tornare alla saga cine-ludica di Resident Evil, o ancora al carpenteriano Fantasmi da Marte o al più recente World War Z.  Ciò che resta, è comunque un godibile B movie senza grandi pretese se non quella di intrattenere gli appassionati del genere, come quelli intervenuti alla presentazione in anteprima alla 36esima edizione del Fantafestival.

Francesco Del Grosso

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