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Rushing Greeen With Horses

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VOTO: 8

Viva la vita

Un’occasione a dir poco preziosa, la visione di un prodotto come Rushing Green with Horses, ultima fatica della cineasta tedesca Ute Aurand, presentata in anteprima italiana come proiezione speciale alla cinquantacinquesima Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro e già inserita all’interno della ricercata sezione Forum Expanded alla Berlinale 2019.
Una visione, la presente, che si presenta fin da subito come inno alla vita, come flusso di coscienza contemplativo e ottimista, nonché come tenero ritratto di tutto ciò che alla regista è caro.

Attiva nell’ambito del cinema sperimentale tedesco già dagli anni Ottanta, Ute Aurand è ancora oggi uno dei nomi più interessanti del suo settore e, nel corso della sua lunga e prolifica carriera, si è distinta principalmente per la forte componente autobiografica all’interno delle sue opere, insieme a uno sguardo benevolo e contemplativo su ciò che la circonda, sia che si tratti di paesaggi, che di elementi della natura che, semplicemente, di amici e famigliari o persone incontrate praticamente in modo casuale.
È stato così per la gran parte dei suoi lavori ed è così anche per il presente Rushing Green with Horses, girato interamente in 16mm, per una serie di riprese effettuate tra il 1999 e il 2018 e che, per il particolare approccio registico adottato, quasi sta a darci l’idea di una serie di quadri atti a rappresentare, nel complesso, il sempre complicato e ricco di sfaccettature concetto di bellezza.
Già, bellezza. È proprio una suggestiva bellezza delle immagini rappresentate a colpirci fin dai primi fotogrammi. Una serie di filmati, dunque, sta a comporre questo enorme puzzle che è la vita dell’artista negli ultimi vent’anni, quale sorta di summa ideale di tutte le sue opere. Al via, dunque, primi, primissimi piani di fiori, di insetti che si posano su di essi e poi ancora di bambini che giocano, di anziani che festeggiano il loro compleanno, così come di mari, di montagne, di città. Sono, tutti questi, luoghi e personaggi che la regista ha sentito in un modo o nell’altro intimamente suoi e che, rappresentandoli il più delle volte con un riverente silenzio interrotto solo di quando in quando da voci, da rumori di treni in corsa o da dialoghi solo vagamente udibili, si è divertita sovente a mostrarceli con piccoli giochi di montaggio (come le dissolvenze al nero che seguono il ritmo del rintocco delle campane di una chiesa) o con inquadrature ora perfettamente a fuoco, ora improvvisamente fuori fuoco.
Ed ecco che, al termine della visione, Rushing Green with Horses ci appare chiaramente come una dichiarazione d’amore nei confronti della vita stessa, con tanto di significative immagini a provare ciò: dal tenero momento in cui vediamo una coppia di vecchietti, di spalle, seduti su di una panchina ad osservare il mare, fino alle ovattate immagini prese all’interno di un appartamento in cui una neo mamma è intenta a coccolare il figlio neonato. Una dichiarazione d’amore, per un film estremamente vibrante e potente, che ancora una volta sta a confermare lo straordinario talento di una delle più interessanti cineaste tedesche dei nostri tempi.

Marina Pavido

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