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Qualcosa di meraviglioso

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VOTO: 6.5

La mossa vincente

Quanto è difficile iniziare una nuova vita, quando metà della propria famiglia è lontana migliaia di chilometri? Le cose non sono affatto semplici. Soprattutto se nel nuovo paese si è immigrati clandestini e si fatica a ottenere un permesso di soggiorno. Questa è la situazione del giovane Fahim, protagonista del lungometraggio Qualcosa di meraviglioso, per la regia di Pierre-François Martin-Laval.
Il ragazzo, originario del Bangladesh e partito insieme a suo padre alla volta di Parigi, ha, tuttavia, una particolarità: è bravissimo nel gioco degli scacchi e per questo motivo viene invogliato dai suoi genitori a coltivare la propria passione. Al punto da iscriversi, una volta giunto in Francia, ai corsi tenuti da uno dei migliori scacchisti del paese.

Ispirato a una storia realmente accaduta, Qualcosa di meraviglioso è innanzitutto un lungometraggio in cui sono i buoni sentimenti a trionfare e in cui la speranza sembra non volersene andare mai. Immediatamente, nel corso della visione, ci viene da pensare al fortunato e pluripremiato The Millionaire, diretto da Danny Boyle nel 2008 e in cui veniva messa in scena una storia analoga a quella del giovane Fahim (con la differenza che il protagonista, invece di prendere parte a un prestigioso torneo di scacchi, doveva partecipare alla trasmissione Chi vuol essere Milionario?). E vi sono anche diversi momenti a ricordarci la precedente pellicola di Boyle, soprattutto per quanto riguarda le scene in cui il ragazzino immagina sua madre lontana e la vede danzare proprio come, a suo tempo, aveva fatto la bellissima Freida Pinto (che in The Millionaire era la fidanzata del protagonista).
Decisamente meno patinato del prodotto di Boyle, tuttavia, Qualcosa di meraviglioso punta a mettere in scena innanzitutto il dramma di un padre e di un figlio, insieme al desiderio di quest’ultimo di affermarsi nel suo campo. Eppure, è proprio il gioco degli scacchi – insieme a tutti i numerosi elementi d’interesse a esso correlati – a passare, qui, in secondo piano. Indubbiamente interessante è il rapporto che viene a instaurarsi tra il piccolo Fahim e il suo insegnante (un bravo Gérard Dépardieux), ma, tuttavia, manca quella necessaria complessità che una storia fortemente correlata a un gioco così complicato richiederebbe.
Pierre-François Martin-Laval, dal canto suo, ha optato per un taglio decisamente melodrammatico e di denuncia sociale, descrivendo a modo suo le particolari condizioni in cui sono costretti a vivere gli immigrati clandestini in Francia. Il risultato finale è un prodotto di sicura presa sul pubblico, che punta dichiaratamente alla lacrima facile, ma che, di fatto, tende a rimanere piuttosto anonimo, perfettamente nella media per quanto riguarda film soddisfacenti e dignitosi che ogni anno vengono prodotti in tutto il mondo.
Perché, comunque, sia ben chiaro: Qualcosa di meraviglioso è, nel complesso, un lavoro pulito, ben girato e ben scritto (con tanto di momenti leggeri e divertenti, come l’impacciato corteggiamento di Depardieux nei confronti della direttrice della scuola o i maldestri tentativi del padre di Fahim di pronunciare qualche parola in francese), ma che non riesce del tutto a “fare la differenza”, mancando un po’ di mordente e senza rappresentare, purtroppo, qualcosa di nuovo rispetto a quanto già realizzato in passato.

Marina Pavido

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