Corpi alla deriva
Corpi alla deriva nell’entroterra veneto. Quello di Alessandro Rossetto, cineasta con precedenti esperienze in campo documentario, è senza dubbio uno degli esordi nel cinema di finzione che maggiormente ci hanno colpito, coinvolto, turbato, in questi ultimi anni. Un film come Piccola patria è la dimostrazione di quanto la dimensione fisica e quella interiore dei personaggi, anche in un racconto cinematografico che valorizza al massimo lo sfondo sociale e antropologico, possano essere messe in grande risalto. L’obiettivo è costantemente puntato sulle due giovani protagoniste, Luisa (Maria Roveran) e Renata (Roberta Da Soller), legate da una forte amicizia che però rischia di sgretolarsi, sia per le rispettive asperità caratteriali che per una faccenda piuttosto torbida, in cui si sono gettate entrambe a capofitto.
Insomma, due ragazze immerse nel grigiore di una provincia depressa, la cui ribellione al conformismo che le circonda procede a tentoni, spingendole a oltrepassare confini etici che forse non avrebbero voluto nemmeno varcare. Giochi iniziati un po’ per noia e un po’ per inseguire il mito dei soldi facili. Ma la cornice addormentata entro cui si muovono queste fragili ma combattive esistenze è di quelle che, per contrasto, possono suggerire risposte estreme: un nord-est italiano dietro la cui apparente laboriosità sembrano agitarsi molteplici motivi di insoddisfazione, dall’eros represso alla paura degli immigrati, da una diffusa crisi di valori allo spettro di un’altra crisi incombente, quella economica. Forte della sua esperienza documentaria, Alessandro Rossetto si è rivelato straordinariamente abile nell’abbozzare con poche pennellate tutti gli elementi di un puzzle morboso, dolente, il cui impatto è così persuasivo anche per merito del sapiente montaggio di Jacopo Quadri e della fotografia di Daniel Mazza, dalla quale scaturisce invece una precisione chirurgica.
Girato nel 2013 e presentato alla 70ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia nella sezione Orizzonti, Piccola patria è pertanto un racconto cinematografico che dell’Italia di oggi restituisce un’istantanea ruvida, inquietante, senza per questo scadere nel didascalico. Le atmosfere descritte non avrebbero comunque posseduto una tale veridicità, in mancanza di volti così azzeccati come quelli di un cast nel quale spiccano, tra gli altri, Vladimir Doda, Lucia Mascino, Mirko Artuso, Giulio Brogi, Diego Ribon, Nicoletta Maragno, Stefano Scandaletti e Mateo Çili. Ma sono soprattutto le due protagoniste, Roberta Da Soller e Maria Roveran (quest’ultima l’abbiamo anche intervistata, in occasione della più recente partecipazione a La foresta di ghiaccio di Claudio Noce), quelle che si sono imposte quali figure rivelazione di un’opera aspra, tagliente, che le vede mettere a nudo con estrema spigliatezza il corpo, i sentimenti, i timori e le più recondite aspirazioni.
Stefano Coccia