La poesia del diverso
Là, dove il cinema incontra il circo nel senso più lirico e poetico possibile. Nel suo cortometraggio Parle moi, presentato alla diciottesima edizione delle Giornate del Cinema Quebbecchese in Italia, il regista Jules de Niverville ci mostra come sia ardua eppure possibile l’integrazione tra persone e mondi diversi; e lo fa raccontando due storie parallele ma unite dal filo conduttore della performance acrobatica.
Una donna completamente snodata ed un uomo sui trampoli vivono la loro vita quotidiana senza rinunciare alla loro unicità; vediamo lei, capelli rosa ed un gatto, alzarsi la mattina, correre per la città annodata su uno skateboard, prendere oggetti con i piedi, lavorare come cassiera ancora attorcigliata su se stessa sotto gli sguardi divertiti di alcune ragazze; vediamo lui sui trampoli far attraversare i ragazzi che escono da scuola, lavorare in un hotel pulendo lampadari. Entrambi hanno trovato un equilibrio nella loro interazione con il mondo esterno; fino all’armonia finale dell’incontro con l’altro, il loro simile celato dietro il velo della normalità, con cui la natura acrobatica e circense esplode e di esplica in tutto il suo splendore.
La struttura narrativa si equilibra perfettamente in una storia senza dialoghi, mescolando in un tutt’uno recitazione attoriale e performance acrobatica, donando allo spettatore una manciata di minuti di pura poesia.
Michela Aloisi