La guerra (non) è finita!
Difficile trovare una pellicola prodotta o ambientata nell’ex Jugoslavia, in particolare da e nell’area della Bosnia ed Erzegovina, che non faccia quantomeno riferimento al conflitto bellico nei Balcani degli anni Novanta. Difficile perché le ferite provocate da quegli eventi sono ancora aperte nella mente e nei cuori, per cui la cinematografia locale, ma anche tutte quelle straniere che con i rispettivi autori hanno deciso di parlarne, non possono esimersi dal tirarne in ballo fatti, storie e personaggi, ogni volta che se ne presenta l’occasione. La cosa sembra essere diventata quasi epidermica, necessaria e imprescindibile per coloro che fanno cinema, perché per la stragrande maggioranza delle persone che vivono a quelle latitudini e non solo, nonostante sia trascorso più di un ventennio da quella sanguinaria esperienza, il parlarne si è tramutato in un atto dovuto. Di conseguenza, trovarsi al cospetto di un film come Our Everyday Life, che tratta l’argomento in questione spostando l’attenzione e il plot su un altro piano, appare un piccolo grande miracolo. Per cui, al di là di qualsiasi tipo di giudizio positivo o negativo riguardante il film, l’opera seconda di Ines Tanović ha il merito di staccarsi dalla massa operando una scelta semplice, ma a nostro avviso molto significativa, ossia quella di raccontare le cicatrici che le nuove generazioni portano addosso. Dunque, di guerra si parla, ma mettendo da parte il passato per concentrarsi unicamente sul presente e sulla situazione attuale.
Per farlo, la cineasta bosniaca ci porta al seguito del giovane veterano di guerra di nome Sasha, un quarantenne che cerca di far fronte alla situazione politica irrisolta e ai disagi economici della Bosnia post-bellica, mentre suo padre Muhamed (63) non vuole rinunciare alle sue convinzioni in una società sempre più corrotta. Lacerata dai problemi dei due uomini, la madre Maria (62) si ammala, ed è proprio la sua malattia a ricompattare la famiglia. Quando i problemi iniziano ad accumularsi, infatti, sia Muhamed che Sasha capiscono che l’unica cosa che conta è proprio la famiglia, l’ultima oasi di pace di un uomo.
Our Everyday Life, presentato in concorso alla 17esima edizione del Festival del Cinema Europeo di Lecce, è la storia dei problemi quotidiani della tipica famiglia di Sarajevo di oggi. Il protagonista, Sasha, è uno dei tanti giovani che si sentono ingannati da una guerra che non ha portato alcuna vittoria, ma solo ripristinato lo status quo. Un’intera generazione, ora quarantenne, ha perso la giovinezza in guerra, eppure gli anni Duemila non hanno portato né libertà, né validi posti di lavoro, né progresso; è come se la loro vita fosse stata messa “in pausa”. I personaggi sono persone comuni che cercano una vita migliore, la comodità e la sicurezza. Ed è a queste persone che la Tanović dedica un dramma che sa aprire squarci di speranza sul grande schermo; un dramma che affonda le radici nella sofferenza per poi riemergere in superficie e restituire alla platea di turno sorrisi accennati e numerosi spunti di riflessione. Il tutto con un’onestà, un rigore e un attenzione alla verità delle cose, delle parole e dei gesti, che viene direttamente dal vissuto della regista e dalle storie reali delle persone che le sono state e le continuano a stare accanto.
Francesco Del Grosso