Senza via di scampo
Jack Dwyer (Owen Wilson) è un ingegnere statunitense che si trasferisce nel sud est asiatico. Jack deve occuparsi della realizzazione di acquedotti e alla modernizzazione degli impianti idrici collaborando con gli specialisti del posto. Con moglie e due figlie piccole, l’uomo ha accettato di buona lena il trasferimento all’estero, causato dai problemi finanziari nei quali la sua azienda versa in patria. Pochi giorni dopo il loro arrivo, però, improvvisamente scoppia una rivoluzione: lo Stato cade in preda a un gruppo di rivoltosi che uccidono il primo ministro scatenando una guerra senza quartiere. Scatta una caccia all’uomo: all’uomo occidentale. I bersagli del sanguinario gruppo armato, infatti, sono tutti gli stranieri che hanno “invaso” il paese. Come Jack e la sua famiglia. Come i lavoratori dell’azienda americana, suoi colleghi.
Da quieto occidentale della middle class yankee, Jack si ritrova improvvisamente a dover lottare, scappare, rifugiarsi per mettere in salvo se stesso e la propria famiglia. La necessità aguzza l’ingegno, e per sopperire alla sua mancata indole all’azione e alle sue inesistenti conoscenze militari, l’uomo deve ricorrere a tutta la sua energia per far si che la sua famiglia non venga uccisa. In uno scenario al rovescio dove è lui a essere il “charlie” in una giungla metropolitana bruciata dal napalm, l’americano e famiglia vengono catapultati in una successione di situazioni sempre più al limite, costantemente tese sul filo del rasoio, dove la morte è là a un palmo di mano ma, ovviamente, viene sempre spinta un po’ più indietro.
Il film dei fratelli Dowdle (uno regista, l’altro produttore, entrambi sceneggiatori) ha almeno due grandi pregi: gran ritmo, intelligente intrattenimento. No Escape – Colpo di stato è un film adrenalinico che fa dell’azione il suo punto di forza: un thriller teso, un survival movie se fosse un horror. Al di la di esagerazioni e di momenti al limite della plausibilità, la sensazione di angoscia e di caccia è sempre presente. Owen Wilson passa a pieni voti la prova action movie e, abituati come siamo ad associarlo sempre alla commedia, questo rappresenta un merito non da poco che l’attore americano si conquista.
Sorretto da una sceneggiatura di solido mestiere, No Escape si rivela interessante soprattutto nella non convenzionale visione che offre dell’occidente e dell’America in particolare. La visione degli Stati Uniti esportatori di democrazia è ferocemente attaccata attraverso questa via crucis familiare: Jack è l’invasore, porta in sé tutto il male e i danni che l’occidente ha perpetrato nella sua storia verso i più deboli. Una visione non comune alla Hollywood di questi tempi, spesso in preda all’auto-assolvimento e alla retorica dell’esaltazione patriottica. Un j’accuse verso al politica estera occidentale dunque, dove i “cattivi” hanno le loro ragioni – violente, sanguinarie, sbagliate – certo non giustificabili: ma i “buoni” dall’altra parte, però, non sono esenti da colpe.
Federica Bello