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Nel buio da soli (Alone in the dark)

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VOTO: 7.5

La pazzia corre su un filo (elettrico)

A Jack Sholder, regista di alcuni dei più noti film slasher degli anni ’80, il 39° Fantafestival ha dedicato un omaggio speciale: un Pipistrello d’oro per gli eccezionali risultati ottenuti e la proiezione di tre film: Nightmare 2 – la rivincita (1985) e L’alieno (1987), entrambi proiettati in pellicola 35mm, e Nel buio da soli (Alone in the dark, 1982), opera prima del regista, già citata da AllMovie come “uno dei migliori film dell’era slasher degli anni ’80”.

Alone in the dark porta lo spettatore in un surreale ospedale psichiatrico, gestito dal dott. Leo Bane, per il quale i suoi pazienti non sono pazzi ma sono solo dei ‘viaggiatori’ e vengono trattati quindi con metodi a dir poco alternativi; ispirandosi agli scritti di Stefano Carraro, che teorizzavano che gli ‘psicotici’ erano in realtà persone normali che hanno difficoltà ad adattarsi ad un mondo psicotico, Sholder ne ha creato così la parodia. A far da contraltare al dott. Bane, arriva il dott. Dan Potter, in sostituzione del dimissionario dott. Merton, che non condivide i metodi del suo direttore; e i pazienti più pericolosi dell’ospedale, rinchiusi al terzo piano, si convincono che il nuovo psichiatra abbia assassinato il dott. Merton per prenderne il posto, decidendo così di ucciderlo. L’occasione si presenta quando un black out (Sholder si è qui ispirato al reale black out del 1978) toglie l’elettricità a tutto l’ospedale e i quattro criminali del terzo piano (oltre a diversi altri pazienti ‘non pericolosi’), il paranoico Frank Hawkes, il piromane Byron Sutcliff, il molestatore di bambini Ronald Elster ed il maniaco omicida John “Bleeder” Skaggs, riescono a fuggire.

I matti sono liberi, ma paradossalmente fuggono in un mondo impazzito: fuori dall’ospedale psichiatrico, infatti, regna il caos suscitato dal black out. Negozi presi d’assalto, uomini e donne che urlano e scappano senza meta, rendono semplice ai fuggitivi dismettere la divisa dell’ospedale ed appropriarsi delle armi necessarie al loro scopo; citazione d’effetto, in questa scena, uno degli assassini trova ed indossa una maschera da hockey, uguale a quella indossata da Jason di Venerdi 13-Week-end di terrore. Solitario come Jason, si separa dagli altri tre e va per la sua strada.

Da notare che, come raccontato dallo stesso Sholder, la sua idea originale era di raccontare la storia di un gruppo di malati mentali in fuga durante un blackout a New York, con la mafia sguinzagliata per fermarli ed una ambientazione a Little Italy, ma a causa del basso budget (questa è anche la prima produzione della neonata New Line) la sceneggiatura del film è stata modificata, mantenendo il black out e concentrando l’attenzione sulla vendetta dei quattro nei confronti del nuovo psichiatra.

Nel frattempo, il dott. Potter è stato sorpreso dal black out mentre, con la moglie Nell e la sorella Toni, reduce da un forte esaurimento nervoso ed in visita alla famiglia, si trova ad un concerto dei The Sick Fucks (tradotto con I matti da legare, a significare ancor più che i matti, in fondo, sono anche fuori); rientrati precipitosamente a casa, dove avevano lasciato la figlia Layla con la baby sitter Bunny, e passato il black out, la situazione sembra normalizzarsi, eccezion fatta per i pazzi assassini in libertà. Qui la storia ha la svolta thriller che ci si aspetta, sulla scia dei più noti Halloween e Venerdì 13, ma con tratti d’ironia che alleggeriscono il film (ad esempio, Nell e Toni arrestate durante una manifestazione contro il nucleare mentre Lyla, sola in casa, si trova a tu per tu con il pazzo molestatore che si spaccia per baby sitter e le insegna a fare gli origami, il Predicatore che bussa alla porta spacciandosi per il Postino, oppure il coltello che sbuca dal letto per uccidere la vera baby sitter, appartatasi con il fidanzato) e senza mai arrivare a punte veramente horror.

Il peak si raggiunge in una notte di omicidi e caos, con l’assedio di casa Potter, che non è un mago come il suo omonimo Harry ma riuscirà nella magia di salvare l’intera famiglia (ma non il dott. Bain che, fiducioso nella sua convinzione che i matti non sono davvero tali ai limiti dell’assurdo, verrà tagliato in due dal Predicatore), uccidendo due dei tre pazzi assedianti, il Predicatore e il molestatore, e l’infiltrato ‘Bleeder’, assassino che sanguina dal naso quando uccide e che nessuno ha mai visto in volto, presentatosi come Tom Smith (il cognome più comune d’America) e portato in casa direttamente dal carcere delle ignare Nell e Toni. Lo scontro finale si ha con il paranoico Hawkes. Una provvidenziale intervista tv gli mostrerà però che il dott. Merton è ancora vivo, vanificando così il suo desiderio di vendetta e ponendo fine all’assedio.

A supportare questo piacevole slasher anni ’80, un cast di tutto rispetto: Dwight Schultz, il matto Murdock dell’A-Team, per contraltare qui è il pacato Dott. Dan Potter, mentre il parodico dott. Leo Bain è il bravissimo Donald Pleasence. Tra i pazzi del terzo piano, spiccano un grande Jack Palance nei panni del paranoico Frank Hawkes e Martin Landau, il comandante Koenig di Spazio 1999, qui l’inquietante predicatore piromane Byron ‘Preacher’ Sutcliff.

Una nota curiosa che si narra è che uno dei membri della band The Sick Fucks, incontrando Jack Palance anni dopo il film e presentandosi come uno dei Matti da legare in Alone in the dark, si sia sentito rispondere: “eravamo tutti matti in quel film“.

Michela Aloisi

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