Cinque Stelle sono troppe
Natale: tempo di feste, di vacanze, di famiglia, di dolci, di regali. Tempo anche per il cinema, dato che sono in molti ad approfittare delle festività natalizie per recuperare in sala le ultime uscite dell’anno. Tempo per il cinema e tempo, inevitabilmente, anche per i cinepanettoni, a cui il nostro paese sembra particolarmente affezionato. Eppure, questo 2018 è, di fatto un anno particolare. Se, infatti, a luglio ci ha lasciato uno dei re indiscussi dei cinepanettoni (e non solo), ossia il compianto Carlo Vanzina, ecco che, giunti a Natale, c’è chi ha avuto modo non solo di “sostituirlo”, ma, contemporaneamente, di stare al passo con i tempi – e con le relative polemiche – destinando il proprio prodotto a Netflix. Stiamo parlando di un altro figlio d’arte, ossia Marco Risi, nome noto sul panorama cinematografico nostrano già da parecchi anni, ma del tutto nuovo al mondo dei cinepanettoni. Eppure non è mai troppo tardi per iniziare. È così, dunque, che ha preso vita il suo Natale a 5 stelle, sceneggiato, come di consueto, proprio da Enrico Vanzina, storico collaboratore del fratello Carlo, nonché immancabile firma dei suddetti prodotti cinematografici e che, per l’occasione, si è liberamente ispirato alla commedia teatrale Out of Order di Ray Cooney. Al via, dunque, una storia corale di intrecci ed equivoci che vede coinvolti, stavolta, importanti esponenti della politica italiana.
Manca poco a Natale e l’attuale Primo Ministro Franco Rispoli (Massimo Ghini) va in visita ufficiale in Ungheria. Il Premier, tuttavia, nei momenti di pausa ha intenzione di incontrarsi di nascosto con la sua amante, una giovane deputata dell’opposizione (Martina Stella). Tutto sembra andare per il meglio, finché la coppia non ritroverà misteriosamente, vicino alla finestra della stanza d’albergo, un cadavere vestito da Babbo Natale. Sarà compito del fido braccio destro del Premier (Ricky Memphis) trovare una soluzione per risolvere la situazione, che finirà per rivelarsi molto più spinosa e intricata del previsto.
Questa piccola commedia che si svolge esclusivamente nell’arco di ventiquattro ore gioca, come tradizione vuole, su equivoci, e intrecci che si fanno via via più ingarbugliati, dove i temi della coppia, dei tradimenti e delle doppie verità fanno come sempre da padroni di casa. Giocando un po’ meno sugli stereotipi che caratterizzano l’italiano medio, però, qui si vuol puntare il dito direttamente contro i politici che governano il nostro paese, senza aver paura di sparare a zero su ogni qualsivoglia fazione o di fare nomi. Ed è questo, probabilmente, uno dei pochi fattori di interesse del presente lungometraggio, dove, spiace dirlo, è proprio lo script – unito a una regia piatta e televisiva – a rappresentare l’elemento più debole. Al di là dei prevedibili risvolti, al di là del voler mettere in scena – seppur in salse diverse – sempre le stesse gag, ciò che meno convince è come regista e sceneggiatore abbiano trattato i personaggi stessi: dopo aver seguito apparentemente linee caratteriali ben definite, ecco che, non sapendo come chiudere, viene tutto improvvisamente ribaltato, in modo del tutto ingiustificato e a dir poco frettoloso. È il caso, questo, del personaggio della giovane amante del Premier (dapprima innamorata del marito, poi improvvisamente indifferente nei suoi confronti) così come della fidanzata del suo braccio destro. Tutto questo, insieme a snodi narrativi talmente repentini e raffazzonati nei dettagli da perdere totalmente di pathos, ha fatto di questo Natale a 5 stelle un prodotto maldestro in modo imbarazzante e che, di fatto, non sembra ricordare neanche lontanamente i primissimi lavori dei fratelli Vanzina, che, al di là delle imperfezioni, al di là delle non poche critiche sollevate, hanno comunque una loro lirica nel rappresentare a loro modo il popolo italiano.
Marina Pavido