La forza dei sognatori
Adattamento cinematografico dell’omonimo bestseller scritto da Paul Gallico nel 1958 (ma il primo titolo del romanzo era Flowers for Mrs. Harris), Mrs. Harris Goes to Paris di Anthony Fabian riecheggia nello stile film di quegli anni, primo tra tutti l’indimenticato Sabrina di Billy Wilder. Come per Sabrina, a Parigi Ada Harris coronerà un sogno, troverà se stessa e tornerà in patria più determinata; anche se la storia segue tutt’altra via, Parigi resta, nell’immaginario del sognatore, la Città dell’Amore, romantica e gentile. Nel caso di Ada Harris, la gentile vedova di guerra di mezza età che si mantiene facendo la colf a ore, il desiderio da realizzare è volare a Parigi per acquistare l’abito dei suoi sogni, una creazione di Haute Coutour di Christian Dior. Ci riuscirà grazie ad una serie di fortunate coincidenze, o forse segnali dall’alto, e rimanendo se stessa conquisterà l’intera Maison Dior, compresa l’ostile Madame Colbert (una bravissima Isabelle Huppert).
Mrs. Harris Goes to Paris, già adattato per un film tv nel 1992, in italiano In volo per un sogno, protagonista la grande Angela Lansbury (la mitica Signora in Giallo, scomparsa da pochissimo) è in realtà il primo di una serie di quattro romanzi che raccontano le avventure della signora Harris; visto il grande successo, Gallico scrisse anche Mrs. Harris Goes to New York (1960), Mrs. Harris, M.P. (US: Mrs. Harris Goes to Parliament, 1965) e Mrs. Harris Goes to Moscow (1974), nuove storie per la nostra eroina che potrebbero dar vita ad altrettante trasposizioni cinematografiche, se questa avrà il successo sperato.
Mrs Harris Goes to Paris diretto da Fabian sembra uscire dalle pagine di un libro: ricreando con cura le atmosfere del periodo, gli anni della rinascita nel secondo dopoguerra, con una Londra che ancora aspetta ed onora i suoi reduci e una
Parigi sommersa dai rifiuti per lo sciopero dei netturbini e gli anni d’oro della Haute Couture, il regista porta la protagonista, e gli spettatori con lei, a vivere una favola.
Ada Harris (interpretata da una eccelsa Lesley Manville), un po’ Sabrina un po’ Mary Poppins nel suo prendersi cura degli altri, personaggio gentile e di buon cuore cosi raro al giorno d’oggi, incontra nella sua breve permanenza a Parigi altrettanti personaggi da fiaba, dai senzatetto alla stazione al contabile di Dior che la ospiterà a casa sua, dalla dolce modella della Maison che legge Sartre e sogna di studiare filosofia all’affascinante marchese che le farà da chaperon tra mercato di fiori e locali notturni; e tra Can Can e sfilate di Dior, farà anche da Cupido per la giovane modella Natascia e il contabile Fauvel, darà modo a quest’ultimo di esporre allo stesso Dior il modo per salvare la Maison in perdita e rilanciare l’Alta Moda con il prêt-à-porter e rivedrà se stessa in chiave esistenzialista, scoprendo di essere molto di più di ciò che aveva sempre pensato.
La signora Harris ha inseguito e raggiunto il suo sogno, trovando molto di più nel cammino; con i toni da fiaba, la classe e la raffinatezza dei film hollywoodiani anni 50 e il romanticismo della Ville Lumiere sullo sfondo, Fabian regala al suo pubblico una favola sospesa nel tempo e l’emozione che il mondo sembra aver dimenticato da tempo, racchiudendole nella parola che meglio descrive la protagonista: gentilezza. Che non significa superficiale cortesia, ma piuttosto ascolto e rispetto; la gentilezza di Mrs. Harris è comprendere la preziosità di ogni vita, e fare il possibile per aiutare chiunque incontri a renderla migliore.
Michela Aloisi