Marijuana nella Macedonia
Sarebbe interessante analizzare gli effetti (benefici?) che la marijuana ha con il cinematografo. Tale mitica sostanza è apparsa, e soprattutto fumata, in una miriade di pellicole, che spaziano dal dramma alla commedia. Se in passato era vista come uno stupefacente non dissimile da altre droghe più pesanti, anche oggi è percepita come qualcosa da evitare attentamente. La pellicola L’ingrediente segreto di Gjorce Stavreski, di produzione macedone, tratta prevalentemente suddetto tema, attraverso i toni della commedia, ma non tralasciando però quelli del dramma. Guardandola tornano in mente almeno due pellicole che hanno ironizzato sulla marijuana. Il primo ricordo va al bizzarro film nostrano Che fine ha fatto Totò Baby? (1964) di Ottavio Alessi e con il Principe de Curtis, che imbastiva una storia demenziale sugli effetti di tale “strana insalata”. La seconda memoria è rivolta a Saving Grace (distribuito in Italia con il titolo L’erba di Grace, 2000) di Nigel Cole e con la brava Brenda Blethyn, che affrontava la ganja con umorismo più “british”. L’ingrediente segreto, che in originale s’intitola Iscelitel (letteralmente tradotto sarebbe “È buono”) non è lontano da questi due film briosi, però contiene anche un’altra argomentazione più delicata.
La Macedonia, territorio con un glorioso passato storico, e frazione dell’ex multietnica Jugoslavia, oggi è un piccolo stato maltrattato politicamente e soprattutto economicamente, con una recessione che strozza la popolazione. Nel gennaio 2019 è stato approvato il cambio del nome, dopo una lunga polemica con la confinante Grecia, e adesso si chiama Macedonia del Nord. Il cambio d’intestazione, però, certamente non cambierà l’attuale situazione socio-economica, che permane tuttora depressa. L’ingrediente segreto non è attualissimo, essendo stato realizzato nel 2017, ma la realtà che fotografa è tragicamente corrente. Incasellabile come commedia, che vuol far ridere attraverso le grottesche situazioni che vengono a crearsi con la ganja, quello che colpisce maggiormente è il dramma che si cela dietro questa inflessione ironica. Il protagonista Vele (Blagoj Veselinov) è un giovane che annaspa in questo cupo presente, tra buste paga che non arrivano, un popolo che è disilluso e/o arrabbiato ma che non si ribella, ciarlatani che imboniscono le persone speranzose, e farabutti (buffi) ancor più incattiviti dalla situazione economica. In quelle poche scene operaistiche, in cui i lavoratori svolgono le loro mansioni come automi, si respira un poco di quel cinema limpido di Ken Loach, e l’ironia dell’inglese autore trapela nella scena di massa degli operai riuniti. I ritmi della pellicola, sceneggiata dallo stesso Gjorce Stavreski, sono dettati già durante i titoli di testa, che su immagini reali e limpide (il particolare di un semplice bicchiere d’acqua, commentato fuori campo dalle strampalate spiegazioni di un ciarlatano), infila una serie di dialoghi al limite del surreale, che sboccano nella risposta dell’amico di Vele, che esterna un «Ma questa è la trama di Inception!» (il film di Christopher Nolan). L’ingrediente segreto è l’esordio nel lungometraggio di finzione di Stavreski, già lodato autore di cortometraggi, documentari e spot commerciali. Per questa sua “prima volta” ha già ricevuto dei premi, tra cui quello di Miglior Film al Bergamo Film Meeting 2018. Certamente si ride a diverse scene grottesche, e si riflette su altre che fotografano il comatoso stato macedone, oltre al costante tema conflittuale padre/figlio, però quello che manca è una convincente amalgama del tutto, che affronta almeno tre temi e riesce a non a concretarsi in un’opera unitaria.
Roberto Baldassarre