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L’Aquarium et la Nation

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VOTO: 8

Coscienza e incoscienza

Ha un senso la nozione di uomo? L’uomo ha davvero coscienza di sé? In che modo l’essere umano è consapevole della nazione in cui vive? Questi sono gli interrogativi che a suo tempo si è posto André Malraux, al punto da redigere “Les Noyers de L’Altenburg”, testo a cui si è ispirato il celebre cineasta francese Jean-Marie Straub per il suo L’Aquarium et la Nation, realizzato nel 2015 e presentato durante la cinquantacinquesima Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro, all’interno della sezione dedicata alla trasmissione Fuori Orario – cose (mai) viste.

Composta da tre distinte sezioni, la presente opera di Straub si apre con l’inquadratura, a camera fissa, di un acquario di pesci rossi. Ed ecco che immediatamente ci viene mostrato il primo parallelismo con l’essere umano: analogamente a quanto fanno i pesci, apparentemente senza memoria alcuna, l’uomo si muove all’interno della nazione che lo ospita quasi casualmente, evitando, di volta in volta, gli ostacoli più per istinto che per reale consapevolezza e incrociando il proprio cammino, di quando in quando, con altri esseri umani. Come lui, dunque, i pesci rossi faticano a prendere realmente coscienza dell’acquario in cui si trovano.
Nella seconda sezione, invece, ci vengono letti alcuni brani del testo di Malraux dallo psicanalista junghiano Aimé Agnel, seduto immobile a una scrivania per una compostezza e uno straniamento tipici di tutto il cinema di Straub. Ed ecco che la questione viene analizzata più da vicino e lo spettatore viene messo di fronte ai fatti e spinto a porsi domande.
In conclusione del lavoro, un breve estratto dal film La Marsigliese di Jean Renoir, in cui, finalmente, v’è una sospirata liberazione ideale.
Seguendo questo schema tanto rigido quanto estremamente efficace, dunque, notiamo in L’Aquarium et la Nation innanzitutto una triste, progressiva presa di coscienza, mista, tuttavia, a un pur sempre cauto ottimismo. Particolarmente significativo, a tal proposito, l’ordine in cui le sezioni ci vengono mostrate: dall’iniziale totale incoscienza dei pesci rossi nell’acquario all’analisi del problema, fino a una risoluzione finale che, tuttavia, ci appare ancora oggi quasi come un’utopia.
Straub, come sempre, ha mostrato, qui, una grande abilità e una forte, fortissima efficacia comunicativa attraverso un sapiente e raffinato lavoro di sottrazione. E se il minimalismo, unito a un forte simbolismo sono le vere e proprie colonne portanti di un lavoro come L’Aquarium et la Nation, è anche vero che sono proprio i momenti in cui viene detto “meno” – ossia il piano sequenza dei pesci rossi nell’acquario – a rendere al meglio i concetti analizzati, per un incipit dal forte impatto comunicativo.
In soli trentuno minuti, dunque, Straub è riuscito a compiere un discorso esaustivo con tanto di lettura
personale dei fatti, per un lavoro estremamente ricercato in cui meno viene detto e più si riesce a comunicare. La parola alle immagini, innanzitutto. Sarà compito delle parole, successivamente, completare un discorso già esaustivamente aperto in partenza.

Marina Pavido

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