Quando la morte ti viene a cercare
Nella sua ormai pluridecennale carriera dietro la macchina da presa, Shin’ya Tsukamoto ha pressoché esplorato gran parte del ventaglio dei generi, con un occhio di riguardo rivolto in primis alle diverse sfumature dell’horror. Da questo è partito ed è più volte ritornato ciclicamente, aprendo però le porte ad altri filoni altrettanto complessi al fine di mostrare la sua straordinaria versatilità e bisogno di sperimentare. Un bisogno che lo ha portato negli anni a confrontarsi, anche come attore, con il thriller, il paranormale o più di recente con il cinema bellico in Nobi. Tuttavia vi erano generi con i quali non aveva ancora avuto la possibilità di misurarsi, tra cui il chambara, o meglio il cappa e spada giapponese del quale Akira Kurosawa è stato tra i più illustri esponenti. Ora quel desiderio più volte espresso in passato è diventato finalmente realtà con Killing, presentato con grandissimo successo nel concorso della 75esima edizione della Mostra Internazionale D’Arte Cinematografica di Venezia, laddove ha avuto modo svariate volte di raccogliere consensi unanimi e aggiudicarsi nel 2002 il Premio speciale della giuria con A Snake of June e quello per il miglior film della sezione “Orizzonti” nel 2011 con Kotoko.
Nella sua nuova pellicola, il cineasta nipponico ci porta al seguito di un ronin errante di nome Mokunoshin Tsuzuki, che per conservare la sua abilità nel maneggiare la spada si allena quotidianamente con Ichisuke, il figlio di un contadino. La sorella di Ichisuke, Yu, li guarda esercitarsi con una leggera disapprovazione, sebbene tra lei e Mokunoshin si avverta un’attrazione non dichiarata. Se da un lato la vita agricola è tranquilla dall’altro il Giappone vive un enorme subbuglio. La Marina militare statunitense ha inviato il Commodoro Perry nel paese per stimolare il commercio con gli Stati Uniti, alimentando così i disordini civili. Yu è preoccupata perché sente che presto Mokunoshin partirà per combattere e, di conseguenza, morire nell’imminente guerra civile. Un giorno i tre incontrano due samurai in duello. Il vincitore è Jirozaemon Sawamura, un abile ronin dai modi gentili. Sawamura resta nel villaggio per cercare altri potenziali guerrieri, quando arriva un gruppo di ronin fuorilegge. Gli abitanti del villaggio hanno sentito voci terribili sul capo dei banditi, Sezaemon Genda. Quando l’irruento Ichisuke sfida i fuorilegge, la direzione delle loro vite cambia drasticamente.
Tsukamoto riavvolge le lancette dell’orologio per raccontare la storia di un samurai che non riesce più a compiere il suo dovere, ossia quello di eliminare dalla faccia dalla terra la feccia (dis)umana di turno. Per farlo porta sullo schermo un incubo bucolico ad occhi aperti grondante sangue, attraverso il quale firma un nuovo potentissimo ritratto dedicato alla lotta eterna tra il bene e il male, dove la violenza estremizzata trova la sua espressione in una “coreografia” macabra di corpi violati e mutilati dalle lame affilate delle spade. Il tutto come al solito messo a disposizione di un film che mostra la violenza non per esaltarla, ma al contrario per esorcizzarla e condannarla senza appello.
In tal senso, Killing ha nel suo DNA narrativo e drammaturgico più chiavi di lettura e altrettante stratificazioni tematiche che ne aumentano in maniera esponenziale il peso specifico e il valore metaforico intrinseco. Di conseguenza, quella che potrebbe apparire a una prima lettura superficiale nient’altro che una mattanza gratuita e sadica offerta sullo schermo a uso e consumo degli amanti della macelleria splatter, in realtà è un fendente capace di trafiggere e andare a fondo nella retina e soprattutto nella mente dello spettatore, quanto basta per spingerlo a riflettere e a condannare gli orrori quotidiani di ieri, di oggi e anche quelli di domani.
Note di merito per la straordinaria colonna sonora firmata da Chu Ishikawa, per la regia perennemente sporca, epilettica e indomabile di Tsukamoto, qui alle prese anche con un’interpretazione maiuscola davanti la macchina da presa insieme ad altri straordinari membri del cast come Sousuke Ikematsu e Yu Aoi.
Francesco Del Grosso