I tanti ruoli della Settima Arte
Accadeva nel 2016 che, durante la 73°edizione della Mostra del Cinema di Venezia, veniva presentato, Fuori Concorso, l’interessante The Journey, in cui i due leader dell’Irlanda e dell’Irlanda del Nord avevano modo di confrontarsi durante un lungo viaggio in macchina. La bravura dei due interpreti – Timothy Spall e Colm Meaney – unitamente a un’ottima sceneggiatura ha fatto sì che il regista del presente lungometraggio – Nick Hamm, fino a quel momento votato quasi esclusivamente alla carriera televisiva – venisse finalmente apprezzato da un pubblico molto più vasto. Parecchie aspettative, dunque, ha sollevato la presentazione in anteprima – sempre Fuori Concorso e come film di chiusura presso la 75° Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia – di Driven, la sua ultima fatica, ispirato a fatti realmente accaduti.
Siamo nel 1974. Jim Hoffman è un affermato pilota di aerei, tutto dedito alla famiglia. Peccato, però, che come seconda attività abbia anche quella di operare come trafficante di droga. Una volta incastrato dall’FBI, però, l’uomo si troverà costretto ad accettare di collaborare con le autorità, al fine di evitare la galera. I suoi intenti, tuttavia, vacilleranno nel momento in cui nascerà una profonda amicizia con il suo vicino di casa, il noto costruttore d’auto – anch’egli implicato in loschi traffici – John DeLorean (ebbene sì, proprio lui!).
Da bravo cineasta qual è, Hamm è stato particolarmente abile nel ricostruire, con colori e location psichedeliche tipiche dei primi anni Settanta dei gloriosi Stati Uniti, quegli ambienti lussuosi tipici della upper class californiana, dove per molti anni ha vissuto lo stesso Hoffman. Tutto ciò, unitamente a un montaggio dai ritmi incalzanti – quasi a ricordare, di quando in quando, addirittura un videoclip – e a una scenaggiatura che sa ben alternare momenti di tensione a divertita comicità, ha reso il presente Driven un prodotto scoppiettante e altamente gradevole, il quale, pur non distinguendosi per particolari virtuosismi autoriali, ma optando, al contrario, per una messa in scena piuttosto classica, si è comunque classificato come un’ottima conclusione per una Mostra del Cinema che, dal punto di vista dell’offerta, si è rivelata raffinata e variegata come non capitava da anni.
Questo lungometraggio, tuttavia, non è stato presentato da solo: al termine della proiezione, infatti, è stato proiettato al pubblico il relativo making of. Ma perché, di fatto, dare tanta importanza alla suddetta lavorazione? Semplice: girato interamente a Porto Rico nell’estate del 2017, Driven ha visto la sua suggestiva location venire colpita dal terribile uragano Maria. Interessante vedere, però, come soltanto pochi giorni dopo la tragedia, l’intera troupe si sia rimessa a lavoro, offrendo un impiego anche a molti abitanti del luogo. Un film, dunque, nato da una fortissima voglia di far cinema e, soprattutto, di far sì che la Settima Arte svolga anche un importante ruolo nel risollevarsi dopo una tragedia. Un film, dunque, dal quale traspare una passione fuori dal comune e che, anche per questo motivo, verrà ricordato a lungo.
Marina Pavido