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Kathleen is Here

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VOTO: 8,5

Nel limbo del sistema affidatario

Attori che dirigono attori: questo il sottotitolo della presentazione, alla 16ma edizione dell’Irish Film Festa, di Kathleen is here, primo lungometraggio diretto dall’attrice Eva Birsthistle, che in venticinque anni di carriera ha lavotato con registi come Ken Loach (Un bacio appassionato), Neil Jordan (Breakfast on Pluto) e John Crowley (Brooklyn). Kathleen is Here nasce dal cortometraggio Kathleen was Here, scritto e diretto dalla stessa Birsthistle nel 2020, che la regista/attrice sviluppa in un lungometraggio suggestivo e toccante, grazie anche all’intensa interpretazione della protagonista, una eccezionale Hazel Doupe che dà al suo personaggio una profondità vera, toccando le corde più nascoste dello spettatore.

Il film mostra le difficoltà di un sistema di affido famigliare che lascia i giovani – appena raggiunta la maggiore età – in balia di loro stessi, con un sostegno che non riesce a riempire il vuoto affettivo della solitudine del loro cuore. Kathleen è – a suo modo – fortunata: terminato a 18 anni il periodo di affido, ha una casa dove tornare ed un lavoro. La vera madre è morta da poco, così la ragazza torna nella cittadina natale per vivere nell’abitazione di famiglia; per sostenersi, lavora nel locale supermercato, dove stringe una superficiale amicizia con la collega sua coetanea. La sua solitudine è profonda: la mancanza di una figura materna – scopriamo – la spingeva in passato a legarsi in modo morboso alle madri affidatarie, e la sua ricerca disperata di un affetto materno la spingerà ora a ricreare lo stesso meccanismo nei confronti di una vicina gentile ed accudente. Psicologicamente fragile, imprigionata in un mondo che esiste solo nella sua testa, Kathleen si avvia sempre più vorticosamente su una china autodistruttiva.

La regia della Birsthistle è accurata e decisamente realistica, con immagini suggestive e una bella fotografia, che danno risalto alla quotidianità della vita della cittadina, dalle villette indipendenti al supermercato, dalle strade al classico pub. La storia raccontata dalla regista è centrata sulle emozioni create da un plot che intreccia aspetto psicologico e vero thriller, in cui risalta l’interpretazione della Doupe, perfetta nel suo rapporto morboso con la gentile vicina Dee (una bravissima Clare Dunner) come nella sottile ostilità nei confronti di suo marito Rory (Peter Coonan, che dopo aver dato una grande prova attoriale con King Frankie torna qui nel suo classico ruolo di uomo affascinante e frivolo). Kathleen is Here ha in sé la crudezza di un documentario, trattando un topic vero ed attuale, ma anche l’atmosfera di un thriller psicologico che appassiona fino all’ultimo frame. Kathleen è qui, ma dov’è la sua voce? La Birsthistle ha dato voce a Kathleen ed a tutte le giovani ragazze lasciate – al termine del percorso affidatario – in balia di loro stesse.

Michela Aloisi

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