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King Frankie

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VOTO: 8,5

Re o buffone?

La 16ma edizione dell’Irish Film Festa ha portato sul palco della Casa del Cinema di Roma una nutrita schiera di ospiti; tra questi, Dermot Malone e Peter Coonan, rispettivamente regista ed attore protagonista di King Frankie, lungometraggio ambientato a Dublino che racconta la storia del tassista Frankie Burke, dieci anni prima giovane rampante in piena Celtic Tiger (periodo di boom economico dell’Irlanda tra la metà degli anni Novanta e i primi Duemila) ed ora titolare di una piccola società di taxi (con sole due vetture). Alla morte del padre, la visita inaspettata della moglie e del figlio del suo ex socio e migliore amico lo riporta indietro nel tempo, al momento in cui tutto andò storto.

Nei continui balzi tra presente e passato vediamo l’opulenza della vita di Frankie degli anni ruggenti, intento a supervisionare la festa di compleanno della figlia in un lussuoso hotel a 5 stelle, a confronto con la modestia di quella di dieci anni dopo, in cui è costretto a vivere con la famiglia a casa dei genitori; nel mentre, la storia si dipana passo dopo passo mostrando la metamorfosi anche interiore del protagonista. Malone ha un tocco registico preciso ed attenzione ai dettagli, rendendo con fluidità i passaggi temporali senza soluzione di continuità dal punto fisso della festa al presente in divenire; l’interpretazione di Cooman, ottimo attore visto spesso in ruoli da simpatica canaglia o carogna scanzonata, offre qui una prova di rara intensità, passando da un ruolo a lui più aduso a quello più maturo e profondo del Frankie che ha imparato dal suo passato e dai suoi errori per divenire saggio consigliere per se stesso e per il giovane figlio del vecchio amico dei tempi brillanti.

Re o buffone? Frankie racconta, come in una favola, che c’era una volta un re, King Frankie; ma oggi è rimasto il Joker, il buffone. Ma è davvero così? Re per ricchezza materiale e lusso ostentato, eppure buffone nell’animo ai tempi d’oro, paradossalmente mostra solo ora, con la maturità conseguita al dolore e ai sensi di colpa, un vero temperamento regale. Perdere un genitore costringe spesso a guardarsi dentro, a rivalutare il passato e la propria vita; il ritorno di una parte di quel passato sotto forma di ragazzo arrabbiato con lui per la morte del proprio, di padre, ha acuminato in Frankie il senso di sconfitta e di colpa, dando il via ad una catarsi necessaria per andare avanti.

Con King Frankie, Malone ha un’occhio benevolo verso la tragedia di un uomo che ha visto il suo mondo disgregarsi ed ha trovato il coraggio e la forza di andare avanti e ricominciare riacquistando quell’umanità che il miraggio dell’abbondanza di denaro gli aveva fatto perdere; ritrovando altresì, accanto, la ricchezza più importante: una famiglia altrettanto forte ed amorevole.

Michela Aloisi

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