Ossia come SCENDERE in profondità, dialogando con l’eclettico cineasta
Enigmatico. Ipnotico. Fluido e al contempo chiaro, nel lasciar trasparire che sotto la superficie di un linguaggio cinematografico a tratti allucinatorio vi sono anche altre tracce, non meno conturbanti. Ovvero quell’abbozzo di narrazione che rema verso le sponde di un rapporto oscuro, morboso, tra la protagonista e un ambiente circostante portato in qualche misura a condizionare le menti. Così ci si è materializzato davanti Scendere, di Giovanni Bufalini. Il regista ha al suo attivo documentari, spot, videoclip e due lungometraggi: Pergolesi Stabat Mater – un film musicale distribuito da Sky dove la classica viene messa in scena da film – e Napoli Milionaria, realizzato per il Teatro Ghione di Roma con musiche originali di Nicola Piovani. Nel corto di cui si sta ora parlando, sia gli elementi di danza che la densità di simboli e di suggestioni oniriche hanno saputo stimolarci in profondità. Ma poi è stata un’ulteriore sorpresa scoprire che il cortometraggio fa parte di un progetto più ampio. E di questo abbiamo voluto parlare direttamente con l’autore…
D: Partiamo proprio dalle immagini, Giovanni. Nel tuo cortometraggio, Scendere, vi sono elementi allucinatori, visionari, che sembra ti siano particolarmente congeniali, come quella immagine riflessa della protagonista che pare prendere vita propria. Quali sono quindi le prerogative stilistiche dei tuoi lavori? E vi è sempre una forte componente “di genere” in esse?
Giovanni Bufalini: Saluti cari, Stefano. Sono fieramente vecchia scuola, la narrazione prima di tutto. Vengo dal disegno e scrivo per me e per gli altri. Il “genere” mi appassiona ma il Maestro in tal senso è Sir Alfred Hitchcock, piuttosto che i nerd post moderni con la barbetta pettinata.
D: “Scendiamo” (è proprio il caso di dirlo) ancora più in profondità, riguardo alla realizzazione di questo tuo lavoro. A cosa ti sei ispirato? E a cosa alludono, se si può dire, gli strani incontri e le inquietanti peripezie, dal timbro spiccatamente onirico, della protagonista?
Giovanni Bufalini: Mi è stato commissionato il pitch trailer, originariamente, da un breve romanzo di partenza che si rifà a fatti di cronaca nera realmente accaduti. Ci siamo però subito distanziati dal testo, che francamente è piuttosto dozzinale, concentrandoci sulla storia italiana della conversione mistica di una fanciulla che si muove tra racconto dell’orrore, romanzo pop di formazione, reportage sensazionalistico e pamphlet erotico fetish. Mentre giravamo “Scendere trailer” e scrivevamo il trattamento del lungometraggio che mi piacerebbe realizzare, ci siamo resi conto che potevamo tirare fuori anche un cortometraggio di più ampio respiro, se non propriamente autoconclusivo, almeno, maggiormente ricco di suggestioni e allegorie, per poterlo far girare anche nei festival internazionali.
D: Alla scelta della protagonista, la giovane Margherita Oliva, come ci si è approdati? Sembra avere una presenza scenica ed esperienze da danzatrice non indifferenti…
Giovanni Bufalini: Margherita, al suo esordio sugli schermi, è stata una mia allieva al Master di Cinematografia della Scuola Romana di Fotografia e Cinema. Mi è stato chiaro da subito che la sua esperienza come danzatrice e la sua prorompente fisicità, corrispondente all’età della protagonista della storia, sarebbero state le caratteristiche giuste per operare la scelta. Con l’aggiunta della voce narrante di un’altra talentuosa giovane attrice e doppiatrice, Virginia Lattanzi.
D: Un altro fattore che abbiamo trovato assai suggestivo è rappresentato senz’altro dalle location. Cosa puoi dirci a riguardo?
Giovanni Bufalini: Ho scritto il soggetto e trattamento di “Scendere lungometraggio” assieme a due sceneggiatori che stimo e apprezzo da sempre, Gabriele Martinetto e Luca Ruocco. Ci incontravamo per scrivere alla Rampa Prenestina di Roma, nello studio di quest’ultimo. Quando è arrivato l’incarico di girare pitch trailer e relativo cortometraggio, è stato naturale ambientarlo in gran parte proprio in quella location, dove sono stati girati molti film e fiction italiane. Addirittura, alcuni elementi della scenografia sulla carta si sono rivelati poi già presenti fisicamente in quei corridoi.
Ma questo sarà stato un caso sicuramente. Forse.
D: Luca Ruocco, una nostra vecchia conoscenza, è dunque tra le persone che hanno offerto un grosso contributo al progetto. Come vi siete incontrati? E vorremmo rigirare la domanda anche a Luca, se possibile, per sapere qualcosa di più da lui sulla realizzazione del corto.
Giovanni Bufalini: Luca ed io ci conosciamo da tempo. Avevamo già collaborato con piacere ad altri audiovisivi in precedenza, come gli spot delle ultime edizioni del Fantafestival. Ma lascio a lui la parola volentieri…
Luca Ruocco: Ciao, Stefano. E’ la prima volta che faccio lo special guest in un’intervista. Devo dire che sono molto emozionato. A parte gli scherzi… Ha già raccontato molto Giovanni. Dal mio punto di vista posso dirti che un pomeriggio ricevo una sua telefonata. Fissiamo un incontro qualche giorno dopo e mister Bufalini si presenta raccontandomi questa storia, editorialmente spacciata per vera, che tra il drammatico e l’involontariamente grottesco racconta di questa ragazza che vive questa esperienza al limite all’interno di una setta satanica. Come ha giustamente specificato Giovanni, la prima decisione presa [in accordo anche con Gabriele Martinetto] è stata quella di allontanarci il più possibile da quella storia, trattenendone il nucleo per ricoprirlo della materia prima proveniente da tre penne molto diverse, le nostre, che però hanno portato ad una strana e spero affascinante alchimia. Anche il mood del racconto si è molto modificato da quello di partenza. La nostra storia, quella che abbiamo scritto per un futuro lungometraggio, è assai più scura, cruda e violenta.
Per tornare al corto, Scendere è un lavoro misterioso e misterico. Per sua stessa natura, e per le vicende che hanno portato alla sua nascita, non vuole raccontare, ma avvinghiare. Non punta sulla costruzione, ma sul fascino, quello stregonesco, medioevale, oscuro. Sussurra messaggi sottovoce. Al buio.
Sulla lavorazione aggiungo soltanto che il caso, a volte, lavora insieme ai creativi, ed è stato davvero bello assistere ad incastri apparentemente impossibili come leggere la descrizione di parti della location fatte da Gabriele che, pur non essendo ancora mai stato negli spazi dell’Associazione Rampa Prenestina dove ho un piccolo studio, ne descriveva degli angoli precisi! Cose piccole e volatili come queste hanno rafforzato, per noi che ci lavoravamo, l’aura pulsante di un lavoro uno e trino [per autori, per modalità di diffusione e di fruizione] come Scendere.
D: Come si sta evolvendo a questo punto il progetto? Sappiamo di un evento alquanto importante, in programma a Milano, che vi vedrà coinvolti proprio venerdì 13. Ci spieghi qualcosa su questo e su eventuali altri appuntamenti che porranno Scendere a contatto col pubblico?
Giovanni Bufalini: Con il pitch trailer di Scendere, siamo tra i finalisti del Trailer Film Festival di Milano. Verrà proiettato in sala proprio nella serata del 13 Ottobre davanti alla prestigiosa commissione di giuria e sarà l’occasione adatta per parlare anche del progetto ambizioso di tradurlo in un lungometraggio, per nulla rassicurante. “Scendere cortometraggio” invece è attualmente in concorso ai David di Donatello 2018 e si stanno delineando varie proiezioni in concorsi e rassegne, prima tra tutte in termini di appuntamento al Selva Nera International Film Festival.
Per chi fosse interessato a seguire lo sviluppo del progetto cinematografico dal respiro intra-mediale, consigliamo di collegarsi alla pagina ufficiale del film su facebook.
D: Per finire, in questo momento tutte le tue attenzioni sono riservate a Scendere o ti stai dedicando, in contemporanea, ad altri progetti?
Giovanni Bufalini: Non ci si può permettere di essere concentrati solo su un progetto alla volta, se si vuol vivere di questo mestiere.
Oltre all’insegnamento, che mi impegna da molti anni con soddisfazione, sto lavorando ad altri progetti di lungometraggi e serie in vari stadi di sviluppo, mentre realizzo tutte le produzioni commerciali che mi vengono commissionate. La regia è una malattia terminale, se t’infetta è fino alla morte.
Grazie delle domande, sei il mio Stefano Coccia preferito.
Sentimento reciproco, anche tu resti il mio Giovanni Bufalini preferito e persino la “guest star” della nostra intervista, tra i tanti possibili Luca Ruocco, ha un suo perché che lo rende unico. In bocca al lupo per Milano e alla prossima!
Stefano Coccia