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InterNos Le Courtmétrage

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VOTO: 8

Più vero della finzione

Si muove su un crinale irto e sottile, un ammirevole lavoro come InterNos Le Courtmétrage diretto da Roberto Pantano. Un cortometraggio, come suggerito sin dal titolo, che “passeggia” con grande abilità attraverso quei territori neutri e poco esplorati che dividono realtà e finzione. L’approccio, trattandosi di purissima e brillante interrogazione esistenziale, non poteva che essere quello di un breve film capace solo di porre domande ed evitare, saggiamente, risposte facili o affrettate, grazie ad una trama volutamente pretestuosa che gioca a rimpiattino con le ovvie pretese di decodificazione indotta da parte del fruitore. In InterNos Le Courtmétrage spetta invece allo spettatore il compito di ricostruire soggettivamente i vari frammenti del puzzle di questa, dichiarata, tragicommedia umana velata di mistero. Sempre ammesso che tale operazione sia effettivamente possibile per intero.
Un uomo (Luca Lionello) è assieme interprete e ispiratore di un’opera cinematografica che lo riguarda. Palesemente insoddisfatto della descrizione compiuta – assai negativa – medita l’abbandono, per trasferirsi in altro paese. Parte allora la questua di conoscenti interessati agli oggetti presenti nel suo appartamento di intellettuale decadente. Ma siamo alla preparazione di un film in pratica impossibile da girare oppure già contemplando un’opera compiuta? Attorno a questo fondamentale quesito se ne dipanano altri, tutti pregnanti. Il primo riguarda l’impossibilità della conoscenza effettiva dell’essenza di una persona. Il protagonista, nella realtà o comunque in una finzione che suona sinistramente reale, viene osservato e di conseguenza etichettato dallo sguardo altrui nei modi più disparati e negativi. Quasi piegato a quell’esigenza, non solo cinematografica, che vede il cosiddetto Male assai più affascinante del fin troppo classico Bene. Un dualismo che soprattutto oggi, basta guardarsi attorno, non ha più alcuna ragione di esistere. La sceneggiatura – quella autentica, opera dello stesso regista con Annamaria Zevola – ragiona sulle sfumature, mettendo prontamente da parte qualsivoglia didascalismo di sorta. Non uniformarsi alla corrente di pensiero dominante significa essere condannato – o condannarsi per propria scelta – all’emarginazione. Il cinema diventa così specchio del reale, mentre quello che poteva apparire a prima vista un “passatempo” di carattere intellettuale affatto motivato diventa gradatamente un autentico massacro non solo psicologico. Nell’ambito del quale non sono previsti prigionieri.
InterNos Le Courtmétrage è un cortometraggio riuscito anche perché, nonostante il tragico ma bellissimo finale catartico e per molti sensi liberatorio di un cerchio che stava diventando opprimente, non scende certo a compromessi socio-politici. Grazie ad una costruzione narrativa molto ben articolata che fa leva sul montaggio alternato, fotografa una situazione esemplare che, descrivendo un grippo ristretto di personaggi, mette indirettamente il dito nella piega del maggior disastro nazionale contemporaneo, ovvero la scomparsa della cosiddetta borghesia illuminata. Un’eclisse causata semplicemente dalla venerazione per il materialismo – rappresentata dalla più che simbolica spoliazione degli oggetti appartenenti al protagonista – nonché l’abbandono pressoché totale verso qualsiasi ambizione di pensiero forte, a favore di sterili ragionamenti del tutto privi di qualsivoglia finalità. Un severo j’accuse e assieme una sorta di (utopica?) dichiarazione di resistenza umana perfettamente veicolata da un cast – in cui spicca la presenza anche di Marco Cocci – assai adeguato e motivato, disponibile a far proprie tutte le non poche istanze contenute in un’opera breve capace di raccontare, attraverso dialoghi e silenzi, molto di più di altri lavori realizzati sulla lunga distanza. Ad ulteriore conferma, semmai ci fosse ancora necessità di ribadirlo, di come un cortometraggio della durata di venticinque minuti scarsi – ne esiste anche una versione più breve per esigenze produttive, che non vede minimamente ridotta la sua forza – abbia tutte le possibilità di andare dritto al cuore dell’obiettivo prefissato.

Daniele De Angelis

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