La banda dei vecchietti
Avere a completa disposizione la bellezza di tre premi Oscar non è una cosa che capita tutti i giorni. Ne sa qualcosa Zach Braff, che per il suo nuovo lungometraggio Going in Style, presentato tra le Anteprime Internazionali dell’ottava edizione del Bi&st a distanza di una settimana dall’uscita nelle sale nostrane il 4 maggio con il titolo Insospettabili sospetti, ha potuto contare sulle interpretazioni di tre autentici pezzi da novanta che rispondono ai nomi di Morgan Freeman, Michael Caine e Alan Arkin, ai quali se ne aggiunge un quarto di altrettanto peso, ossia quello di Christopher Lloyd. I tre celebri e pluridecorati vestono i panni di Willie, Joe ed Al, un gruppetto di amici di vecchia data che decidono di dare una scossa alle proprie vite da pensionati e deviare dalla retta via quando la banca utilizza il loro fondo pensione per coprire un’assicurazione aziendale. Disperati e pressati dal bisogno di pagare le bollette e sbarcare il lunario, i tre rischieranno il tutto per tutto, decidendo di rapinare proprio la banca che li ha defraudati.
Sarebbe ipocrita negare il fatto che il principale motivo di interesse e curiosità nei confronti della pellicola diretta dal regista statunitense sia quello di vedere in azione sullo schermo tre mostri sacri come quello sopraccitato. E in effetti, Freeman, Caine e Arkin, non deludono le attese, regalando alla platea di turno performance davvero riuscite e divertenti, che si dimostrano i valori aggiunti dell’operazione. I tre attori non hanno paura di mettersi in gioco in una commedia dichiaratamente mainstream e poco autoriale, ironizzando sull’età che avanza e regalando agli spettatori momenti davvero esilaranti come la rapina al supermarket con successivo inseguimento, gli interrogatori incrociati o l’ipercinetica scena dell’addestramento.
Leggendo la sinossi, da italiani viene subito da pensare a casa nostra e a un mix dissacrante (per associazione) che mescola I soliti ignoti a Scuola di ladri, ma in realtà nella mente dovrebbe riaffiorare altro e quel qualcosa è Vivere alla grande, la pellicola del 1979 di Martin Brest della quale Insospettabili sospetti è il remake. L’attore e regista americano, celebre al grande pubblico negli Stati Uniti e all’estero per il ruolo del dottor John Dorian nella serie televisiva Scrubs – Medici ai primi ferri, rimette le mani alla matrice originale a quasi quarant’anni dalla sua realizzazione. Chi ha avuto modo di vedere il film di Brest, vincitore nel 1980 del Premio Pasinetti alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia e di quelli per i migliori attori (George Burns, Art Carney e Lee Strasberg), non avrà alcuna difficoltà a scovare le sostanziali differenze, che a conti fatti denotano nel remake un calo piuttosto evidente sul versante drammaturgico. In tal senso, l’ultima fatica dietro la macchina da presa di Braff perde abbastanza, perché asciugato di tutte le componenti drammatiche che nell’originale avevano contribuito a dare maggiore spessore alla storia e ai destini dei singoli personaggi. Ne guadagna, al contrario, in ritmo e divertimento, senza alcun dubbio proposti in una dose maggiore per assecondare le esigenze di un pubblico che è sicuramente cambiato, ma soprattutto in lieto fine.
Ciò che non è cambiato, invece, è il tema al centro del film che, nonostante il trascorrere dei decenni, resta sempre tremendamente attuale. Oggi come ieri, entrambe le opere mettono l’uno davanti all’altro chi viene fregato dalle banche e chi prova a fregarle. Insomma, la più classica delle battaglie tra Davide e Golia, dove quest’ultimo è rappresentato da un gruppo di pensionati sul lastrico che decide di non lasciarsi schiacciare.
Francesco Del Grosso