Non ci restano che i ricordi
In attesa dell’uscita nelle sale con Adler Entertainment, l’opera prima di Simone Valentini dal titolo Indelebile ha approfittato della vetrina messa a disposizione dalla direzione artistica del Noir in Festival, che l’ha selezionato tra gli eventi speciali della 34esima edizione della kermesse milanese, per mettere in mostra quelle che sono le sue qualità narrative, tecniche e interpretative. Ed è da quest’ultime che vogliamo iniziare, poiché sono proprie le performance davvero efficaci di Giulia Dragotto e di Fabrizio Ferracane su tutti, a rappresentare uno dei punti di forza della pellicola in questione. La prima veste i panni di Veronica, un’adolescente che va a trascorrere le vacanze di Natale dal nonno, nei panni del quale troviamo lo straordinario attore di Mazara del Vallo, in un piccolo paesino della Sicilia. Le cose sembrano andare bene fino a quando una donna scompare e riaffiora il terrore legato a un famigerato assassino che aveva ucciso di dieci anni prima. A quel punto la ragazza inizia a nutrire un sospetto inquietante: e se il colpevole fosse proprio suo nonno? Molti criminali sfuggono alla giustizia e si limitano a… invecchiare. Ma cosa accadrebbe se uno di questi mostri venisse smascherato dall’innocente curiosità della sua amata e ignara nipote?
La risposta a questa domanda prova a darla la sceneggiatura scritta a otto mani da Francesca Scanu, Laura Chiossone, Francesca Tassini e Luca Di Molfetta, che hanno consegnato all’esordiente regista romano un thriller dalle atmosfere rarefatte e malsane che prova – a nostro avviso riuscendoci – ad esplorare la complessità della provincia italiana, strizzando l’occhio da una parte al giallo scandinavo e dall’altra a pellicole come Non si sevizia un paperino, Io non ho paura o La ragazza del lago. Gli autori dello script e coloro che l’hanno tradotto in immagini livide e desaturate (un plauso alla fotografia di Gabriele Remotti) che ben si sposano al mood della vicenda, insieme al sound design immersivo e alle note della colonna sonora firmata da Silvia Leonetti che ne amplificano il carattere ansiongeno, creano una partitura audiovisiva estremamente realistica che genera nello spettatore un mix di inquietudine, ambiguità, disagio, perenne sospetto e una tensione latente destinata a deflagrare nel crescendo finale. Il tutto ha il retrogusto inconfondibile, pur non essendolo, del true-crime e di quella cronaca che riporta la mente del fruitore a certe pagine nere che sono ancora scolpite nel ricordo comune, a cominciare dai fatti legati al Mostro di Firenze.
Pur con qualche sbavatura e passaggio a vuoto legato a delle futili digressioni narrative presenti nella parte centrale, fisiologiche e accettabili quando si tratta di esordi, Indelebile è comunque un’opera che esplora efficacemente l’eredità morale, la sottile linea tra colpa e innocenza, i limiti e le libertà di crescere in una piccola comunità e i legami indissolubili della famiglia, che, nel bene e nel male, ci tengono uniti. Lo fa incastonando all’interno di un film dichiaratamente di genere epurato dai cliché, un interessante capitolo di un romanzo di formazione che passa attraverso un percorso emotivo di un’adolescente che dovrà fare i conti con un passato doloroso.
Francesco Del Grosso