L’attore inglese al Lucca Film Festival
Portamento elegante e leggero e maniere cordialmente gentili, durante la conferenza stampa tenutasi lo scorso 20 Marzo in occasione del Lucca Film Festival 2015, Jeremy Irons era particolarmente disponibile e affabile: non si è risparmiato nella descrizione del suo rapporto con David Cronenberg, dei suoi progetti appena conclusi e di quelli in cantiere, del suo pensiero riguardo ai blockbuster e ai film indipendenti, il tutto esposto con voce mansueta e sicura.
Recapita le scuse di David Cronenberg per la sua assenza al Lucca Film Festival, e fa sapere che spera di visitare le tre mostre che la città gli ha dedicato nei prossimi mesi, cosa che sarà molto probabilmente in grado di fare dato che le sue condizioni di salute stanno fortunatamente migliorando.
Se si riflette sul sodalizio Irons-Cronenberg il pensiero va immediatamente all’eccezionale performance dell’attore in Inseparabili, in cui interpreta due gemelli fisicamente indistinguibili ma caratterialmente molto diversi. Nel rispondere ad una domanda riguardo la preparazione ad un ruolo così difficile, Irons racconta la vicenda dietro alla realizzazione del film: “David Cronenberg venne a trovarmi personalmente a Londra con la sceneggiatura di Inseparabili, e in un primo momento rifiutai il progetto, ritenendo del tutto impossibile interpretare una parte del genere: è già complesso lavorare su un singolo ruolo, figuriamoci su due. Ma quando Cronenberg mi convinse a girare i primi doppi take, lo trovai sorprendentemente facile. Nel primo periodo delle riprese avevamo tenuto i due ruoli distinti: un giorno compravamo vestiti per uno dei due gemelli, uno per l’altro, e cose del genere. Ma ci accorgemmo che in questo modo i due personaggi risultavano immediatamente diversi, e noi invece li volevamo superficialmente uguali. Così mischiai tra loro i vestiti, in modo da abbattere qualsiasi barriera artificiale che mi facilitasse la differente resa dei ruoli: dovevo trovare in me stesso un modo, dovevo fare quello scatto necessario a posizionare la mia energia interna e a dirle a quale personaggio dare accesso.
E’ piuttosto difficile per me guardare quel film, è molto forte e scioccante, ma me ne rimane una bella memoria”.
Con uno sguardo assorto e un mezzo sorriso aggiunge: “Siamo molto amici io e Cronenberg. E’ una mente eccezionale e un ragazzino nello stesso tempo, come me. Ricordo con molto piacere e divertimento i nostri viaggi in macchina, durante i quali andavamo in giro senza una meta”.
All’attore viene chiesto di esprimere la propria opinione riguardo l’evoluzione del cinema del regista canadese, molto spesso accusato di aver ammorbidito se non abbandonato il suo personalissimo tocco a favore di un approccio più lirico e addomesticato al materiale trattato: “Io trovo che David, anche negli ultimi lavori, continui ad occuparsi di tematiche che disturbano e spaventano. Lo scheletro rimane sempre quello dei suoi film esordienti, che però poco a poco viene come popolato: noi avvertiamo sempre la paura, quello che varia è la carne che la circonda. Per esempio, anche se la sceneggiatura di M. Butterfly non è di Cronenberg, quella minaccia sospesa che percepiamo per tutto il film è specificamente sua, così come ne La promessa dell’assassino avvertiamo ininterrottamente il pericolo che aleggia, e che poi finisce per esplodere”.
Per quanto lo stesso Irons avesse dichiarato di essere a Lucca in vece di David Cronenberg, non sono mancate le domande rivolte in modo specifico all’attore, che si è espresso in questi termini riguardo le sue scelte professionali e i criteri in base ai quali le dirige: “Io possiedo una sensibilità decisamente europea, ed è opinione piuttosto condivisa che i film americani siano principalmente girati per fare soldi. Ciò ovviamente non significa che tutte le produzioni americane siano piatte e superficiali. Quel che volevo dire è che più di tutto a me interessa che il regista sia realmente interessato nella storia, che si senta coinvolto. Se partecipo a grandi produzioni, ad esempio al prossimo Batman vs Superman di Zack Snyder, è per rendere famoso il mio nome in modo tale da poter poi aiutare e sostenere quelle piccole, per lo più europee, come ad esempio Highrise”.
Particolarmente affascinante è la riflessione dell’attore sul destino a cui i personaggi via via interpretati vanno incontro: “Un attore che si è dovuto calare in molti ruoli diversi si sente come una stanza svuotata delle persone, che lasciano tracce, come l’eco di una musica suonata al pianoforte, o il fumo di un sigaro, ma sono solo tracce, appunto, di chi è entrato per poi uscire. I momenti più belli di un film sono le memorie del momento, i personaggi si limitano a lasciare una vibrazione. Ovviamente nel momento in cui interpreto mi sento posseduto dal ruolo, ma per poi scordarlo velocemente”.
Oltre ai due film già menzionati, Batman vs Superman e Highrise, Jeremy Irons ha altri progetti in prossima uscita: The Man Who Knew Infinity e Race, dei quali l’attore ha parlato esaustivamente ed in dettaglio: “The Man Who Knew Infinity, di Matt Brown, è la storia di un matematico, indiano, Srinivasa Ramanujan, giunto a Cambridge nel 1913. Non era uno di quei matematici preparatissimi e stracolmi di nozioni, era piuttosto un intuitivo. Molta della tecnologia e dell’informatica di oggi la dobbiamo a lui. Io interpreto il professor Hardy, che riconobbe le doti di questo matematico grazie a degli appunti ai quali ebbe accesso. Nel film vediamo la visceralità e l’istinto indiani scontrarsi con la freddezza asessuata britannica. E’ interessante il fatto che Ramanujan abbia definito l’incontro con Hardy l’unico veramente romantico della sua vita.
Il film era in cantiere da 10 anni, e per quanto sia americano potrebbe essere un film inglese indipendente, e probabilmente è anche per questo che mi sono sentito molto a mio agio in fase di lavorazione. Pressman è lo stesso produttore de Il mistero Von Bulow, per il quale ho ottenuto il premio Oscar.
Anche Race, di Stephen Hopkins, ha un’impronta da film indipendente, ed è coprodotto da Canada e Germania. Racconta le vicissitudini delle Olimpiadi del 1936, famose per la vittoria di Jesse Owen. Io interpreto il presidente del comitato olimpico Avery Brundage, il quale lottò perché i giochi olimpici si svolgessero a Berlino, e per affermare la superiorità dello sport sulle manovre politiche.
Highrise è l’attesissimo adattamento di Jeremy Thomas da JG Ballard, diretto da Ben Wheatley. Il cast comprende attori di grande livello come Tom Hiddleston e Sienna Miller. E’ ambientato negli anni ’70 ed ha luogo in un grattacielo, specchio della società britannica di quel tempo. Il produttore, Jeremy Thomas, è lo stesso de L’ultimo Imperatore di Bernardo Bertolucci”.
Non poteva mancare una domanda riguardo la sua partecipazione al prossimo film di Giuseppe Tornatore La corrispondenza, per il quale Irons spende poche parole, poiché, afferma, non è solito parlare di progetti ancora non avviati: “Iniziamo a girare a fine mese. Proprio oggi sono a pranzo con Tornatore. E’ la storia di due astrofisici innamorati, e con me recita Olga Kurylenko. Sono entusiasta del progetto, lo script è molto bello”.
La conferenza viene dichiarata conclusa, in modo da permettere all’attore di visitare le tre mostre dedicate a Cronenberg, e, ora sappiamo, di presentarsi all’appuntamento con Giuseppe Tornatore. L’impressione che abbiamo avuto è quella di una persona estremamente gentile e posata, professionale senza risultare fredda, e soprattutto dotata di uno spessore intellettuale che è chiaramente emerso dalle interessanti riflessioni di cui ci ha reso partecipi. Non ci resta che augurarci che il nostro regista offra a questo straordinario attore la possibilità di dar vita ad un’altrettanto straordinaria performance.
Ginevra Ghini