Barbagia on the web
Come possono conciliarsi la natura più bella e incontaminata con la tecnologia più avanzata? La risposta è semplice: matrimonio impossibile. Il sogno dei pastori – lungometraggio diretto da Tomaso Mannoni selezionato per il concorso al RIFF – Rome Independent Film Festival 2023 – assume presto i toni della parabola morale, dove la scelta di un’esistenza a misura d’uomo si scontra con il resto del mondo globalizzato, nel nome di quella fisica e simbolica entità “diabolica” chiamata denaro.
Gli allevatori della Barbagia si trovano in grosse difficoltà economiche. Compresi Ignazio e Antonietta, fratello e sorella caratterialmente e non solo molto diversi, con lei insegnante di liceo. Da Napoli arriva un conoscente, Andrea, il quale porta con sé un’idea geniale: creare un sito internet allo scopo di adottare una delle tante pecore appartenenti a quella suggestiva porzione di territorio. Detto fatto. In pochi giorni la raccolta frutta quasi trecentomila euro. Tutto legale, o quasi. I pastori della Barbagia ignorano però i precedenti penali di Andrea, e il sogno appare sfumare. O forse no.
Tomaso Mannoni, classe 1968, scrive e dirige un lungometraggio che fa della leggerezza la propria, principale, virtù. Senza però rinunciare ad uno spessore comune a parecchio cinema italiano indipendente, almeno di questi tempi. Sembra, Il sogno dei pastori, una sorta di commedia morale minore di matrice transalpina, incastonata in panorami cartolineschi da pro loco turistica. Ma in realtà è parecchio altro. In gioco, oltre il guadagno estemporaneo e dalla dubbia provenienza del sito web, c’è quella cosa chiamata consapevolezza. La convinzione, cioè, che l’unione possa creare una forza autonoma, in grado di opporsi al capitalismo degradato e fagocitante delle multinazionali. Non un tardivo inno al comunismo, tutt’altro. Piuttosto un’ode alla libertà d’impresa individuale, capace di sopravvivere solamente attraverso la somma di altre entità gemelle. Veicolando così, senza sottolinearlo in eccesso, un messaggio politico sempre di grande attualità.
Il sogno dei pastori – la cui sceneggiatura è scritta dallo stesso Mannoni con Armando Maria Trotta – nonostante la fragilità dell’incipit e qualche incertezza nello scorrere della diegesi, aspira all’essenzialità della parabola laica, raggiungendola spesso e volentieri. Mediante la tecnologia il frutto proibito del successo economico appare a portata di mano; trattasi tuttavia di pura illusione, scorciatoia insidiosa da un percorso inevitabilmente composta da lavoro e fatica. Il tutto senza che il film di Mannoni risulti pedante e didascalico, anche grazie al supporto di un ottimo cast capitanato da Alessandro Gazale (Ignazio), Astrid Meloni (Antonietta) e Fabio Fulco (Andrea), ai quali vanno aggiunti, come degnissimo corollario, una serie di volti indigeni che prestano ulteriore sincerità all’insieme. Per un’opera che, certamente, è possibile definire “piccola” ma che regala allo spettatore orizzonti larghi e parzialmente inaspettati. Esattamente ciò che ci si aspetta di trovare nel corso di una kermesse dedicata al cinema indipendente e, purtroppo, meno visibile.
Daniele De Angelis