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Planet B

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VOTO: 6.5

Documentario delicato su una generazione fatta di grandi sogni e tanta fragilità

La lotta contro il cambiamento climatico, l’attivismo politico e sociale in favore di azioni incisive per tutelare l’ecosistema del pianeta, stanno guadagnando sempre più un loro spazio mediatico. Oscure sigle, sparuti gruppi inizialamente guardati con sospetto, si stanno facendo conoscere e notare grazie ad iniziative sempre più eclatanti, raccogliendo consensi soprattutto fra le nuove generazioni.
Il regista Pieter Van Eecke, in Planet B, ha deciso di seguire per alcuni anni due amiche, due adolescenti belghe, che procedono verso la maggiore età con uno sguardo perplesso sul futuro che ci aspetta. Conosciamo Bo e Luca quando sono poco più che bambine, affascinate dall’impegno che soprattutto i genitori di Bo sanno trasmettere agli altri quando è il momento di agire: la madre in particolare è una convinta leader. E’ proprio lei che, pur con comprensibili angoscie, guida le ragazze nei loro primi cortei. Cresce il numero di attivisti, arrivano i primi arresti ma la marea non si ferma. Dal 2019 al 2023, l’arco temporale del documentario, di cose ne succedono, come sappiamo: ci sono immense tragedie climatiche, indondazioni, incendi di ampia portata ma anche la pandemia da Covid e infine, in coda al racconto, arriva la guerra in Ucraina. Aumenta di pari passo l’attenzione dei politici e della stampa, Gretha Thurnberg e le manifestazioni di Fridays for Future diventano universalmente noti e si affaccia sulla scena Extinction Rebellion, cui si uniscono Bo e Luca, la sigla che probabilmente porta avanti le azioni più impattanti e clamorose dal punto di vista mediatico.
Cercare di seguire due adolescenti in un mondo così confuso come quello in cui viviamo non è facile. Durante il periodo in cui la discreta telecamera di Van Eecke segue le due ragazze, ma anche le loro famiglie, i loro amici e il loro quotidiano, assistiamo ad una serie di episodi che certamente vanno a incidere sulle scelte da compiere e sulla formazione dei caratteri inizialmente acerbi e più spensierati. Non mancano, dal punto di vista narrativo, i momenti in cui l’attenzione dello spettatore può facilmente calare, non sempre quello che vediamo è del tutto coinvolgente: ci sono tanti dialoghi nella coppia di amiche che, pur ricordandoci che si tratta di giovanissime, scadono nel banale, nel già sentito, e scivolano via con i minuti. La medesima cosa si può dire per i momenti casalinghi in cui, anche volendo comprendere l’intento intimistico, c’è poco di realmente interessante da seguire. Più interessante è il dietro le quinte delle azioni messe in atto da Extinction Rebellion, la preparazione tattica, le riflessioni sugli schieramenti, la pianificazione degli spostamenti e perfino la cinica conta degli arresti cui si va inevitabilmente incontro. Ma quello che all’inizio sembra un gioco per inseguire un bel sogno, alla lunga segna sia Bo che Luca, inducendo la prima a ripensare l’approccio da usare per inseguire i propri ideali, mentre l’altra al contrario desidererebbe vedere un livello di lotta ancora più alto ed aggressivo, quasi un’ossessione che rischia di distruggerla. E’ un logoramento che finisce per allontanare le loro strade pur rimanendo saldi l’affetto e l’amicizia.
Intanto, servizi radiotelevisivi punteggiano le battaglie urbane ricordandoci che i disastri climatici si fanno sempre più frequenti e devastanti, con conseguenze ormai irreversibili.
Rimane l’impressione di una battaglia contro i mulini a vento, dove denaro e interessi internazionali vengono poco scalfiti dall’impegno di una generazione che, pur cercando un modo di salvare il proprio futuro, si scopre fragile e spaventata.

Massimo Brigandì

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