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Il signore del male

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VOTO: 8

Il Male nel cilindro

Cosa rende John Carpenter un cineasta unico al mondo, oltre alla sopraffina capacità di rielaborazione e mescolanza di generi in apparenza inconciliabili? Il coraggio. La volontà di realizzare cinema andando (quasi) sempre contro l’establishment di ogni possibile settore. Non solo cinematografico, ma anche e soprattutto socio-politico.
Dopo aver infilato il coltello nella piaga del perbenismo tipicamente americano con l’orrore di Halloween (1978) – con la necessaria creazione dell’uomo nero Michael Myers – ed aver ridicolizzato l’istituzione presidenziale nel fenomenale action-thriller (ma definitelo pure come volete…) 1997: fuga da New York (1981), era solo questione di tempo affinché la sacra e intoccabile Chiesa finisse sotto le forche caudine del nostro. Accadde nel 1987 con Il signore del male, in prevalenza pellicola horror ma con straordinarie aperture scientifiche – Carpenter all’epoca si era appassionato alla fisica quantistica – capaci di renderlo ancora attualissimo nonché genuinamente terrorizzante. Un’opposizione, quella tra scienza e fede, che per Carpenter può avere un unico vincitore incontrastato, almeno leggendo tra le righe de Il signore del male.
D’altra parte già l’assunto che è alla base del film depone in tal senso e non può lasciare in alcun modo indifferenti: Dio, il Dio cattolico, è in realtà il Principe delle Tenebre – come recita il titolo originale Prince of Darkness – ed il Cristo un extraterrestre mandato sulla Terra per combatterlo e sconfiggerlo. Tesi tanto suggestiva quanto radicale, che Carpenter esplicita attraverso una messa in scena impeccabile, in grado di sottolineare in ogni momento narrativo la contiguità totale, fino quasi all’impossibilità di distinzione, tra le cosiddette fazioni del Bene e del Male. Un po’ come accadeva nel classico L’esorcista (1973) di William Friedkin, ma senza le medesime indulgenze nei riguardi della funzione salvifica della componente ecclesiastica. Come dimostra con tutta la chiarezza possibile la descrizione del personaggio del prete interpretato da Donald Pleasence, al quale il Carpenter sceneggiatore (che si firma, nomen omen, con lo pseudonimo di Martin Quatermass!!) mette in bocca addirittura un accorato discorso di scuse per le nefandezze commesse dalla Chiesa nel coprire la vera natura, tutta “interna”, del demonio.
Per il resto – come d’altra parte hanno fatto e fanno tutti i grandi autori, a partire dagli amatissimi (da Carpenter) Howard Hawks e John Ford, padri putativi del western a stelle e strisce – il grande John ripresenta situazioni narrative da lui in precedenza utilizzate, con però alcune decisive varianti. Il gruppo di personaggi “positivi” de Il signore del male si trova rinchiuso giocoforza in una chiesa, assediato per l’occasione sia dall’esterno (gli homeless capitanati da un inquietante Alice Cooper) che dall’interno (il Male che contagia i componenti dell’equipe ad uno ad uno, a cominciare dalla parte femminile), rifacendosi in questo a pellicole quali Distretto 13: le brigate della morte (1976) e La cosa (1982). Ma il vero punto di forza del film è di nuovo la sapiente preparazione del climax, cosa di cui Carpenter è sempre stato indiscusso maestro. Nel lungo prologo è l’angoscia assoluta a regnare sovrana, grazie a improvvise eclissi, insetti e organismi invertebrati che “impazziscono”, nonché strani comportamenti da parte delle persone più povere e perciò maggiormente “indifese”, pronte a cadere vittime delle proprietà telecinetiche del Male che si sta destando. Un preciso sottotesto politico di palese estrazione “romeriana” che Carpenter approfondirà in modi differenti in altre pellicole – su tutte il successivo e monumentale Essi vivono (1988) – ma ben presente anche nel lungometraggio in questione. Dove il regista inserisce persino una trama secondaria tinta di melodramma, nella storia d’amore tra due dei personaggi principali, che fornirà un peso specifico assoluto allo sconvolgente e visionario finale; quando un altro imprevedibile Messia sotto altre spoglie compirà l’atto estremo per salvare (forse) ancora una volta il mondo. Anche se il Male, come in ogni film di Carpenter che guarda negli occhi l’orrore “sporcandosi” in esso, si può solo momentaneamente imbrigliare ma mai definitivamente sconfiggere perché ben presente al nostro simbolico fianco.
A colmare quindi una grave assenza diamo quindi il nostro gaudioso benvenuto alla pubblicazione in dvd de Il signore del male da parte della Dell’Angelo Pictures, sia pure in una edizione priva di contenuti extra ma comunque di ottima resa tecnica, in grado di donare nuova vita ad uno dei più perturbanti capolavori del genere. Sperando che non si azzardino, prima o poi, a farne un remake edulcorato e che il Dio – buono, cattivo o chiunque esso sia – del cinema ci preservi a lungo il grande Carpenter, mettendolo in condizione (in primis economiche) di girare molti altri film. Magari, guardando alla filmografia passata, un po’ più destabilizzanti dell’ultimo The Ward

Daniele De Angelis

Il-signore-del-male-dvdTitolo: Il signore del male – Prince of Darkness

Regia: John Carpenter

Cast: Jameson Parker, Lisa Blount, Donald Pleasence

Durata: 102 minuti

Lingue: italiano, inglese. Sottotitoli: italiano.

Distribuzione: Dell’Angelo Pictures

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