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Il fidanzato di mia sorella

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VOTO: 2

Da Cambridge a Los Angeles con furore: quando la voglia di commedia diventa pericolosa

Richard Haig (Pierce Brosnan) è un rinomato professore dell’università di Cambridge presso cui detiene la cattedra di poesia romantica. Noto per le sua appassionanti lezioni, Richard gode anche del fascino dell’uomo di mezza età e di un eccezionale carisma, che lo rendono popolare fra le giovani studentesse e protagonista di innumerevoli scappatelle.
Passione per l’insegnamento e vizio delle donne non sono, tuttavia, caratteristiche innate nell’animo del bel Richard, bensì ereditate dal padre Gordon (Malcolm McDowell), una vera e propria canaglia, dall’indole scanzonata e alquanto menefreghista, orientato verso un’esistenza edonista all’insegna di un effimero che suscita l’invidia dei pensatori dalla personalità più complessa, ma anche lo sprezzo  di quanti preferiscono investire nei rapporti, affrontando una vita certamente più difficile, ma senz’altro più completa.
Carismatico e certamente divertente, Gordon rappresenta un modello ideale per il piccolo Richard che, una volta cresciuto, sceglie, non a caso, il suo stesso mestiere e coltiva i rapporti con le donne con la stessa spregiudicatezza.
Ma, al di là delle apparenze, Richard sembra cercare anche qualcos’altro e, non appena scopre che sta per avere un figlio da una delle sue studentesse (Jessica Alba), decide di farsi carico di questa importante responsabilità e di assecondare la decisione della futura madre di trasferirsi a Los Angeles per crescere il loro bambino, nonostante solo qualche minuto prima della notizia stesse facendo il cascamorto con la sorella maggiore (Salma Hayek).
Distribuito da Adler Entertainment, diretto da Tom Vaughn, girato tra Londra e Malibù, Il fidanzato di mia sorella segue il filone delle cosiddette “commedie romantiche”, ma paragonarlo ad altre pellicole di genere come Notting Hill o Love Actually, risulta quanto mai azzardato: retorico, vuoto e privo di verve, il film è caratterizzato da una banalità che non può essere giustificata dalla categoria di appartenenza.
L’estate è la stagione dei tormentoni, dei romanzi in stile Harmony e dei film leggeri; le sonorità elaborate, i classici d’autore e le pellicole impegnate sono stati messi da parte insieme ai maglioni di lana, questo è vero, ma prodotto leggero non deve per forza essere sinonimo di prodotto spazzatura; esistono tante commedie romantiche che un loro messaggio, seppur banale, lo comunicano.
Ciò che questo film rappresenta è, invece, la vicenda di un uomo che, per separarsi dal padre, abbandona totalmente un’identità con cui, al di là di quegli aspetti più superficiali, una sua strada l’aveva trovata: Richard ripudia la puerilità del padre Gordon, ma nel rapporto con lui aveva anche acquisito una passione per l’insegnamento che lo aveva portato a ottenere una prestigiosa cattedra in una delle più rinomate università del mondo, popolata da studenti interessati e all’interno di una città ricca di storia, di fermento culturale.
Nel rifiutare le frivolezze del padre e cercare di assumersi le proprie responsabilità, Richard abbandona totalmente quel mondo per trasferirsi…a Los Angeles! Dove si sente un pesce fuor d’acqua; dove incappa in studenti sciocchi che non apprezzano i suoi insegnamenti; dove le ragazze son belle, ma completamente prive di pensieri. Dove tutto è così maledettamente bello e maledettamente finto. Richard nota tutto questo, lo soffre, lo disprezza, salvo poi…trascorrere i successivi mesi a cercar di ottenere la cittadinanza in quel posto per una serie di circostanze che lo costringono a non poter fare altrimenti.
Il fidanzato di mia sorella non è solo una commedia romantica senza pretese, ma un vero e proprio spaccato sulla realtà di quanto i mass media ci propinano quotidianamente: assaggi di leggerezza al vetriolo, apparentemente gradevoli al palato solo perché freschi e più digeribili delle più pesanti ricette invernali. Perché l’estate è la stagione del sole, e con questo caldo passa anche la voglia di pensare.
Un’unica nota di merito la si può dedicare alla splendida Salma Hayek, che con la sua consueta interpretazione magistrale riesce a spiccare anche in una commedia scadente; un talento decisamente sprecato per un film del genere, ma che contribuisce senz’altro ad alzarne il giudizio finale.

Costanza Ognibeni

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