L’infanzia perduta
Il ricordo del passato e della felicità ovattata dell’infanzia, dei paradisi perduti e la necessità di riuscire ad allontanarsene per andare avanti e continuare a vivere rappresentano il tema centrale dell’ultimo film di Antony Cordier, Gaspard va au mariage. L’ultimo lavoro del regista francese è stato presentato in anteprima italiana durante la rassegna Rendez-vous, Festival del Nuovo Cinema Francese. Gaspard va au mariage si presenta come una commedia insolita perché è basata su uno schema narrativo classico che viene però sviluppato in modo originale grazie soprattutto all’ambientazione, uno zoo nella campagna francese.
Gaspard è un ragazzo che negli anni si è allontanato dalla sua famiglia e dallo zoo di provincia nel quale è cresciuto. In occasione del matrimonio del padre Gaspard deve tornare a casa e per attutire la caduta nel potente vortice del clan familiare, convince Laura, una ragazza appena conosciuta, a seguirlo e ad interpretare il ruolo della sua fidanzata. Ad accoglierli ci saranno il fratello di Gaspard, Virgil, che cerca di far restare in piedi lo zoo, l’impresa di famiglia; Peggy, veterinaria dello zoo e futura sposa del padre di Gaspard; Coline, la sorella e la più piccola della famiglia, gira per il parco con indosso una pelle d’orso sotto la quale nasconde la propria bellezza; infine c’è Max, il padre, donnaiolo e sognatore, che cerca di curare il suo eczema immergendosi in una vasca piena di piccoli pesci. Lo zoo è in crisi, come tutti i membri della famiglia e l’arrivo di Gaspard con l’introduzione di Laura, elemento estraneo al clan, porta all’esplosione di una situazione già precaria.
La grande casa in cui sono cresciuti Coline, Virgil e Gaspard, è circondata da animali provenienti da tutto il mondo ai quali spesso viene dato il permesso di avvicinarsi e giocare nel giardino della casa che viene vissuta come parte integrante dello zoo. Il mondo in cui vivono i protagonisti di Gaspard va au mariage è dominato dai rapporti istintivi e passionali: Coline indossa la pelle di un orso morto quando lei era piccola e al quale era particolarmente legata, capisce gli animali più di ogni altro nella famiglia e ne segue l’istinto, si comporta come un orso, fugge nella foresta per sentirsi viva. La ragazza ha un rapporto forte e intenso con Gaspard e vive l’arrivo di Laura come un’invasione e per mostrare alla nuova arrivata cosa lei e il fratello rappresentino l’uno per l’altra, le mostra come le madri dei pinguini diano da mangiare ai loro cuccioli. Su questo realtà decadente e brutale, incombe il fantasma della madre, interpretata da Elodie Bouchez, che riaffiora, con cadenza regolare, nei filmati dell’infanzia in super 8 dei tre fratelli e insieme al suo ricordo si racconta quello dell’intelligenza e della creatività perdute di Gaspard e delle sue invenzioni.
Cordier si circonda di un interessante gruppo di giovani attori del cinema francese, Lætitia Dosch (Laura), Christa Théret (Virgil), Félix Moati (Gaspard) e infine Christa Théret (Coline) e l’immerge in una dimensione che unisce commedia e fantasia: un mondo fantastico e nostalgico che appartiene al passato e il decadimento dello zoo è lo spettro che ricorda loro che il piccolo regno selvaggio e meraviglioso nel quale sono cresciuti sta crollando. Gaspard va au mariage è prima di tutto un racconto di formazione: Gaspard è fuggito e solo tornando e affrontando il passato è in grado di elaborarlo e superarlo.
La peculiarità della commedia di Cordier sta dunque proprio nel fondere insieme elementi fantastici, comici, drammatici in un contesto inusuale, qual è lo zoo, per raccontare la crisi e i cambiamenti di una famiglia. Allo stesso tempo però la sceneggiatura inserisce elementi fin troppo esplicativi che portano, di volta in volta, indizi sempre più espliciti alla definizione di un epilogo forse troppo annunciato.
Alice Casalini