Dal pianeta Vulcano con amore
Ragione e sentimento. Nell’emozionante documentario dedicato da Adam Nimoy al padre Leonard entrambe le componenti escono fuori bene alla distanza, in sintonia con quello straordinario personaggio da sempre oscillante tra la preponderante logica vulcaniana e un sentire diverso, più umano, da lui ereditato assieme all’altra metà del suo sangue, quella di origine terrestre. Figura in cui si fondono il meglio delle emozioni provate dagli uomini e una profonda saggezza di origine aliena, il Signor Spock è probabilmente tra i personaggi di Star Trek il più amato, il più vicino a poter essere considerato icona imprescindibile dell’immaginario pop attuale. È perciò con grande emozione che il pubblico triestino ha assistito, nella giornata inaugurale del Trieste Science + Fiction Festival, alla proiezione del bel documentario For the Love of Spock. Non soltanto applauditissimo gesto di amore filiale, da parte del regista Adam Nimoy, ma anche indagine a 360° gradi sulla biografia, sul carattere e sulle infinite sorprese regalateci da un attore, che, oltre a dar vita a un personaggio immortale, ha saputo distinguersi in mille altri modi.
Se la prima autobiografia dell’artista si intitola emblematicamente “Io non sono Spock” (in originale “I am not Spock”, 1975), tale traccia può essere utile anche a noi, per inquadrare meglio il percorso così ricco e generoso da lui compiuto nel mondo dello spettacolo, come anche nella vita in genere. Un lavoro accorato, sensibile, ma anche molto lucido, quale di sicuro è For the Love of Spock, ci aiuta del resto ad inquadrare meglio Leonard Nimoy, fuori e dentro il personaggio che l’ha reso tanto famoso. Diciamo pure che ci aiuta a vedere oltre le orecchie a punta. Sì, perché in realtà Leonard Nimoy è stato tante altre cose. Innanzitutto un “family man” che, specie all’inizio, ha dovuto inventarsi mille lavori, pur di sbarcare il lunario, portare avanti il sogno di recitare e prendersi cura al contempo dei propri cari; e che questo ideale di “famiglia allargata” l’ha saputo poi rapportare, in qualche misura, anche alla vita sul set, stando alle testimonianze di alcuni suoi colleghi dell’Enterprise (intervistati nel film) che ne ricordano con piacere certe scelte generose, finanche coraggiose, volte a fare gli interessi di tutta la troupe.
Ma come accennavamo prima Leonard Nimoy non è stato soltanto Spock, anzi, il bel documentario diretto dal figlio Adam (e concepito inizialmente assieme al padre, prematuramente scomparso) ha buon gioco proprio in questo, nel far emergere le diverse sfaccettature di un interprete molto più preparato ed eclettico di quanto generalmente si creda. Nel corso della sua carriera si sono avvicendate altre interessanti esperienze. Dai piccoli e assai diversificati ruoli interpretati nel cinema americano degli anni ’50 (con il leggendario e camaleontico Lon Chaney Jr, quale personale fonte di ispirazione) ad un’altra serie di successo, Mission Impossible. Dall’improvviso esplodere di una forte passione per il teatro, concretizzatasi peraltro in rappresentazioni di notevole spessore drammaturgico, alle spesso discusse e criticate performance musicali. Per non parlare poi dell’importante ruolo da lui ricoperto nelle diverse trasposizioni cinematografiche della serie Star Trek.
Di fondo resta il fatto che Adam Nimoy in For the Love of Spock riesce a mantenere un prezioso equilibrio, che gli consente di tratteggiare sia il versante privato della figura paterna che i suoi successi come attore con grande sincerità, e pari sensibilità, una sensibilità non disgiunta a tratti da quello humour leggero che ne rende ancor più vivo il ricordo.
Stefano Coccia