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Behind

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VOTO: 7.5

Guardati le spalle

Al termine dei titoli di coda di Behind, una sensazione di amaro si palesa dopo pochissimi secondi nel palato dello spettatore di turno. L’amaro di cui parliamo, però, non è quello lasciato dalla visione di qualcosa di deludente. E allora di cosa di tratta? Cosa c’è che non quadra nel DNA di questa opera di provenienza spagnola, che si muove efficacemente sulla breve distanza? In verità, non c’è nulla di così rilevante da registrare, nessun grande impedimento o ostacolo, tanto nella scrittura quanto nella messa in quadro, in grado di arrestarne in maniera brusca il cammino. Questo perché ciò che Ángel Gómez Hernández ha portato sul grande schermo, tra cui quello emiliano della 14esima edizione del Ravenna Nightmare Film Fest, è un cortometraggio che, nonostante non raggiunga i livelli del precedente e pluri-premiato Y la muerte lo seguía (130 selezioni nel circuito festivaliero internazionale, con la bellezza di 20 premi vinti nell’arco di un anno), si presenta come una produzione di buonissima fattura e meritevole di attenzioni.
Dunque, l’amaro in bocca è causato da altro che non dipende dalla scrittura né dalla confezione, poiché Behind può contare su una tecnica narrativa e una messa in quadro (regia, suono e VFX) molto efficaci, ma anche su performance attoriali di spessore, come quella di una straordinaria Macarena Gómez nel ruolo della protagonista. Il limite dell’opera in questione risiede nel formato che la accoglie. I 15 minuti della timeline sono, per quanto ci riguarda, un freno alle potenzialità della stessa, nonostante Hernández sia stato bravissimo a comprimere la vicenda e i personaggi in un racconto breve, basato su un soggetto in fin dei conti non particolarmente originale. Tuttavia, lo short e le sue dinamiche riescono a sorprendere lo spettatore con una manciata di colpi ad effetto che spiazzano lo spettatore. L’amaro in bocca viene, dunque, dalla durata e dalla scelta di aver deciso di sviluppare il tutto sulla breve invece che sulla lunga distanza. Viene da chiedersi, infatti, pensando alla qualità del progetto, degli ingredienti e della forza lavoro chiamata in causa, cosa sarebbe stato del plot e dei personaggi che lo animano se il respiro fosse stato più ampio. Insomma, il rammarico nei confronti dell’operazione ci fa pensare sempre di più a cosa questa sarebbe potuta essere e invece non è stata. Le potenzialità drammaturgiche e narrative, la complessità dei personaggi e di certe dinamiche, presenti in forma embrionale nel corto, avrebbero sicuramente aiutato la causa se si fosse deciso di realizzare un lungometraggio, offrendo alla platea uno spettacolo ancora più esaltante di quello attuale. In tal senso, ci auguriamo che Behind rappresenti la base per un futuro progetto da realizzare su una distanza maggiore. Staremo a vedere.
Se non fosse per questo, a conti fatti Behind ci dimostra ancora una volta come la cinematografia iberica sia capace di partorire pellicole di genere di riconosciuto valore, mescolando tinte e filoni diversi sino ad ottenere pregevole ibridazioni. Lo short di Hernández è un esempio perfetto di thriller paranormale dalle venature orrorifiche, in forte odore di ghost story, che riprende come nel lungometraggio Intruders di Juan Carlos Fresnadillo il tema del tanto temuto “Boogeyman”. Ci troviamo al seguito di Arianne, una madre divorziata, ossessionato dall’idea che il suo ex-marito possa tenere il loro bambino lontano da lei. Durante una festa, una misteriosa donna anziana chiamata Leonor la mette in guardia da una strana figura che sembra pedinare la donna: un uomo dall’aspetto spaventoso. Di ritorno a casa con suo figlio, Arianne si ritroverà a combattere contro qualcosa di molto più oscuro delle sue più temibili paure. Qualcosa che darà vita ai suoi peggiori incubi.
Lo script si regge per gran parte sul fattore sorpresa, tipico dello shocker, misto a una tensione e a un’ansia crescenti destinate entrambe a implodere sullo schermo nella sequenza finale. Qualità, queste, che nella stragrande maggioranza dei casi, la cinematografia iberica di genere, indipendentemente dalla durata e dal filone di appartenenza, ha saputo mettere in campo e ben in evidenza dagli anni Cinquanta sino ai giorni nostri con le opere dei vari Jesus Franco, Fernan Gomez, Antonio de Lara, Antonio Nieves Conde. Carlos Aured e Manuel Esteba. A raccogliere la loro eredità c’è, a nostro avviso, anche Ángel Gómez Hernández, che può tranquillamente andare ad affiancare nomi di illustri connazionali come il già citato Juan Carlos Fresnadillo, Jaume Balagueró, Paco Plaza, Álex de la Iglesia e anche il cileno ma di scuola spagnola Alejandro Amenábar.
 
Francesco Del Grosso

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