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Fly High

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VOTO: 8

Superman non esiste più

Un misterioso uomo in giacca e cravatta vola sui cieli di una qualunque città americana; non ha ali, né, come suggeriscono i militari, un razzo infilato nel posteriore. Un bambino lo guarda curioso, con la maglietta ed il pupazzo di Superman; mentre la folla che lo osserva, dal centro della metropoli, ha reazioni contrapposte. È l’essenza di Fly High, cortometraggio d’animazione scritto e realizzato dagli studenti del Centro Sperimentale di Cinematografia-Piemonte Giuseppina Fais, Lorenzo Pappa Monteforte, Kevin Rosso e Yagiz Tunceli ed in concorso al Molo Film Festival 2023.

Tra satira di una società che ha smesso di credere negli eroi, disegnati oggi alla stregua di pagliacci che salvano il mondo quasi per caso, e critica della stessa, disillusa e concentrata su di sé, Fly High racchiude quel tocco di romanticismo ottocentesco che commuove: il misterioso uomo volante, con la sua espressione serafica, quasi felice, mentre sorvola la città senza direzione, senza scopo, per la pura gioia di farlo, è simbolo di un mondo che non c’è più, risucchiato dal consumismo e dal protagonismo derivato dall’uso incontrollato dei social. L’umanità tutta è stranita da questo evento, i telegiornali impazziscono, l’uomo in completo che si libra leggero diventa un ‘caso’; il potere, l’organizzazione militare, che dopo l’11 settembre del 2001 hanno messo in moto una escalation del terrore mondiale, temono un’azione terroristica e decidono di abbatterlo, ma la popolazione si ribella. Scoppia una rivolta civile, incontrollabile se non con una azione di forza del governo: un lockdown imposto, che suscita i ricordi recenti della pandemia, non giustificato da una minaccia reale ma piuttosto della mancanza di immaginazione di burocrati senza fantasia.

Di immaginazione invece sono ricchi gli autori del cortometraggio; Fly High dipinge una vivida e popolosa città degli Stati Uniti con tratti colorati e coloriti, in netto contrasto con la serenità che sprigiona dall’uomo volante, vestito come un qualunque impiegato, tutto blu in un cielo terso ed azzurro. Sembra di essere a New York nel centro di Times Square, gremita di folla che sciama operosa, distratta dalla decisione anticonformista ed incomprensibile di un singolo individuo che ha scelto di seguire un’altra via. Solo le voci dei bambini hanno ancora l’innocenza di sognare; i grandi si barricano nelle loro certezze, cercando di porre fine all’anomalia in ogni modo. Superman non esiste più.

Michela Aloisi

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