Home Speciali Serie TV Fleishman a pezzi

Fleishman a pezzi

237
0

Il divorzio è un inferno

Ognuno di noi ha ambizioni ed aspettative precise per la propria vita. Di solito tutto ciò si condensa soprattutto intorno ai vent’anni. Quando si inizia ad uscire dal microcosmo famigliare con più continuità e ci si avventura nel mondo con la propria personalità. Ciò nondimeno il motto: “la vita è ciò che ti succede mentre pensi alla tua vita” si rivela spesso veritiero e ci si può ritrovare ad un certo punto spersi e senza cognizione di causa. Una tematica che esce in maniera molto forte nella serie Fleishman a pezzi presente su Disney+. Tratta dal libro di Taffy Brodesser-Akner, che è anche show-runner, ci parla delle conseguenze di un divorzio partendo, però, dal dopo.
Toby Fleishman (Jesse Eisenberg) è un medico di New York che, dopo la fine del suo matrimonio con Rachel (Claire Danes), cerca di riprendersi ricorrendo al mondo delle app di appuntamenti. Per gran parte degli episodi è attraverso la versione di Toby che vediamo svolgersi la storia, raccontata dalla voce dell’amica Libby (Lizzy Caplan) che è presente nel doppio ruolo di personaggio e voce narrante. La presenza di una voce narrante appartenente ad una dei protagonisti non è espediente nuovo, ma per come viene usato conferisce una dimensione metatemporale al racconto. Vediamo infatti confondersi, presente e passato su più livelli in un’intersecazione sempre più stretta che risulta essere importante per poter comprendere realmente la dimensione della storia ed i suoi protagonisti. Mancano punti di riferimento sicuri in questa serie, e non è un difetto. Anzi, è l’elemento principale che ci porta a riflettere come spesso le persone manchino di prospettiva e si rinchiudano solo nel proprio punto di vista, ignorando completamente quello degli altri. Un atteggiamento foriero di problemi e che sembra essere il reale nucleo dell’opera. Un misto di alienazione, incomunicabilità e vittimismo che sembra diffuso ampiamente tra questi neoquarantenni arrivati alle soglie della mezza età contando su molte disillusioni e poche certezze. Anche il montaggio contribuisce a veicolare l’idea che sembra essere alla base della serie: in una storia ci sono sempre due versioni; una regola sacra del giornalismo, come ci ricorda la stessa Libby. In particolare, una sequenza nella quale due feste, una del passato e una del presente vengono accostate e comparate attraverso un uso ingegnoso del montaggio alternato e della dissolvenza a tendina risulta esemplificativa di questo intento della regia. Tutto questo discorso che vede protagonista una generazione pervasa da inquietudine e mal di vivere viene calato in una forma di narrazione che nelle sue prime battute ricorda molto da vicino la filmografia di Woody Allen e dei fratelli Coen. Una sagace commedia intellettuale venata di dramma. Tuttavia, è la dimensione drammatica che prende sempre più il sopravvento fino ad un finale tra il catartico ed il consolatorio che non risolve i nodi, e come potrebbe? Il “vissero per sempre felici e contenti” è tipico delle favole, non della vita.

Luca Bovio

Articolo precedenteScordato
Articolo successivoLa casa – Il risveglio del male

Lascia un commento

Please enter your comment!
Please enter your name here

19 + 19 =