Il momento della vendetta
È britannico il vincitore del Black Panther Award 2023, il premio assegnato dalla giuria presieduta dal regista spagnolo Jaume Balagueró al miglior film del concorso internazionale della 33esima edizione del Noir in Festival. Il riconoscimento della kermesse milanese è andato a Femme della coppia formata da Sam H. Freeman e Ng Choon Ping, che aveva già ben figurato nel circuito festivaliero mettendo in mostra le sue qualità sin dal suo battesimo sul grande schermo avvenuto nella sezione “Panorama” della 73esima Berlinale.
La pellicola racconta l’odissea umana di Jules, un uomo di colore che conduce una vita e una carriera da drag queen. Un giorno subisce un’aggressione omofobica che distrugge la sua esistenza. Quando incontra nuovamente Preston, il suo aggressore, in una sauna gay, ha l’occasione per vendicarsi. Senza parrucca e trucco, Jules è irriconoscibile e può infiltrarsi nella vita di Preston. In questo modo, scopre un tipo di forza diversa da quella che conosceva come drag queen.
Come si consuma la vendetta del protagonista nei confronti del suo carnefice lo lasciamo ovviamente alla visione di quello che per caratteristiche genetiche si presenta come un revenge movie, ma nel cui cuore pulsante battono in primis le dinamiche e gli stilemi del dramma e del thriller erotico. Con gli elementi fondanti dei generi chiamati in causa il duo londinese firma un’opera prima di grande impatto emozionale, che prende spunto da un precedente lavoro sulla breve distanza del 2021 battezzato con il medesimo titolo. In entrambi, ma su distanze cronometriche diverse, si esplorano e si affrontano con grande lucidità e verità temi di strettissima attualità come la questione di genere e le relazioni tossiche.
Ma sono le emozioni cangianti che scorrono per l’intera timeline, scandita a intervalli regolari da picchi febbrili (vedi la scena dell’aggressione o quella del primo incontro tra Jules e Preston nella sauna gay) che alzano la temperatura e la tensione, il punto di forza di un film che raggiunge l’apice con l’inversione dei ruoli e lo stravolgimento delle posizioni dominanti tra carnefice e vittima. Le due parti combattono e si inseguono per tutto l’arco narrativo, in un’intimità mozzafiato che la confezione fotografica, la regia e le performance attoriali amplificano in maniera esponenziale. Quest’ultime, che vedono il contributo fondamentale di Nathan Stewart-Jarrett (il Curtis Donovan della serie Misfits) e George MacKay (il Lance di 1917), rispettivamente nei panni di Jules e Preston, sono il valore aggiunto dell’opera. Le loro interpretazioni interiori ed esteriori, sulle quali aleggia dal primo all’ultimo fotogramma utile un sentimento di minaccia psicosessuale, sono il motore portante di una linea orizzontale che vede la pressione tra i due personaggi maschili principali crescere sempre di più fino a raggiungere il punto di ebollizione in un epilogo potentissimo in termini di intensità.
Francesco Del Grosso