Terapia di gruppo
Dal Giappone arriva una delle prime liete sorprese di questo 17° Far East Film Festival, apertosi ieri sera con toni roboanti, grazie alle eroiche imprese compiute da Jackie Chan, John Cusack e Adrien Brody negli scenari desertici di Dragon Blade; un’epica genuina ma anche un po’ fracassona, quella del blockbuster orientale presentato in anteprima a Udine nella sua versione estesa, col bonus di un Jackie Chan presente in sala e capace di conquistare tutti tramite atteggiamenti simpatici, calorosi e disponibili nei confronti del pubblico. Nel passare però alla delicata commedia di stamattina, come era fin troppo facile prevedere, il festival ha immediatamente cambiato registro, seducendo invece gli spettatori con una sorta di acquerello minimalista e garbato: belle emozioni, insomma, sono quelle che ci ha regalato Ecotherapy Getaway Holiday, diretto peraltro da quello Shûichi Okita che aveva già deliziato il pubblico del Far East nel 2013, con A Story of Yonosuke.
Questo suo gradito ritorno vede protagoniste alcune donne di mezza età, se non addirittura anzianotte, la cui comitiva (invero alquanto sgangherata) si perde nei boschi nel Giappone durante un’escursione progettata male: responsabile del piccolo disastro è la guida a loro assegnata da una società di viaggi organizzati, ometto piuttosto impacciato, inconcludente e dai modi talvolta ridicoli, che dovrebbe accompagnarle prima a una cascata e poi alle sorgenti termali, ma fallisce miseramente l’incarico. Rimaste sole tra sentieri di montagna e scorci bucolici, le protagoniste vedono piano piano appianarsi le iniziali diatribe, scaturite da qualche differenza caratteriale più che evidente, trovando strada facendo momenti di complicità e una crescente solidarietà femminile. Fino a immergersi con diffidenza di gran lunga minore in quel morbido paesaggio autunnale, che ne avvolge progressivamente il passaggio, le malinconie e i ricordi.
L’impronta piacevolmente minimalista e la dimensione low budget si sono prestate molto bene, in questo caso, alla poetica di Shûichi Okita, sovente espressa da inquadrature fisse e gustosi piani sequenza in cui la tipizzazione dei personaggi femminili esce fuori con una certa brillantezza, grazie anche alla bravura delle interpreti. Sia che nei dialoghi affiori l’ironia, sia che da parte dell’autore prevalga uno sguardo empatico, il gruppetto di donne che si confronta in Ecotherapy Getaway Holiday viene qui a comporre un quadretto femminile indubbiamente grazioso, votato però a reclamare quei maggiori spazi di libertà che la società d’appartenenza non sempre vuole concedere. Il cineasta giapponese, al contrario, intende conferire a questa specie di “Picnic ad Hanging Rock della terza età & a lieto fine” il timbro di una riscossa femminile (anche femminista, in parte) messa in scena senza esasperazioni, ma con armonica consapevolezza e strategie narrative che possono poi risultare alquanto divertenti. Tant’è che si sorride pure alla fine, quando ad accompagnare sui titoli di coda il nome di ciascun interprete compaiono le caricature, decisamente simpatiche, dei rispettivi personaggi.
Stefano Coccia