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La memoria degli ultimi

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VOTO: 8

Schiena dritta e sguardo fiero: la resistenza raccontata dagli “ultimi”

Gli ultimi, nell’accezione più comune del termine, sono sempre stati quelli che vanno aiutati. Quelli che non hanno prevalso, quelli che non si trovano tra le fila dei vincitori, né tantomeno sul podio.
Samuele Rossi, con questo documentario, scardina completamente i significati comunemente legati a questa parola e trasforma gli ultimi in veri e propri “eroi”, attribuendo a questo epiteto un semplice significato cronologico. Ne La memoria degli ultimi, gli ultimi sono coloro che, nati tra il 1920 e il 1927, hanno fatto la Resistenza. Quella vera, quella che abbiamo studiato sui libri di scuola. E che sono ancora in grado di raccontarci in prima persona con consapevolezza e lucidità.
Noti filmati di repertorio si alternano a disegni stilizzati, inserendosi armoniosamente fra i penetranti primi piani sugli occhi fieri e lucidi degli intervistati; paesaggi brulli e isolati si alternano a cemento e palazzi di nuova costruzione che sostituiscono i luoghi della loro gioventù. Il tutto avvolto da un’insolita nebbia che dona un che di indefinito, di sospeso, rendendo questo documentario una vera e propria poesia, oltre che una testimonianza storica.
La calma e la serenità con cui questi anziani signori raccontano momenti tragici e certamente difficili da ricordare, si contrappone alla nevrotica fretta dell’uomo odierno, fagocitato da una modernità sempre più liquida ed eterea, che sembra aver perso i propri valori di riferimento.
Ripercorrere la memoria di quegli anni, diviene dunque doloroso ma fondamentale, poiché aiuta a comprendere che la Resistenza è stato un moto interiore, prima ancora che verso l’esterno. Un rifiuto partito da dentro, un “no” divenuto poi prassi. Un non volersi piegare a un regime che chiedeva di allearsi a ciò che umano non era.
Consapevoli del rischio e della sofferenza che quel movimento avrebbe comportato, essi sono andati avanti per la loro strada, con le spalle larghe e “la schiena dritta”, come Laura, la partigiana nipote di Matteotti, ripete con fierezza mentre la videocamera si muove intorno a lei, dando luce ora al suo profilo, ora al suo sguardo, ora alla sua anziana bocca, in un tripudio di immagini e parole che penetrano nel profondo facendo rivivere quei ricordi anche a chi quel tempo non l’ha vissuto, restituendo al sentire la capacità di creare memoria; una capacità di cui oggi si sono appropriati i linguaggi multimediali, nella convinzione che l’informazione tempestiva basti a creare sapere. Ma è una sapienza astratta, priva di conoscenza, poiché priva di rapporto con l’altro, imprigionato dietro a uno schermo che, nel suo rendersi sempre più piatto, appiattisce anche il contenuto che veicola, defraudandolo di sguardi, sentimenti, flessioni della voce.
Quegli stessi elementi che Samuele Rossi ha, invece, restituito al proprio racconto, nella speranza che la Resistenza, ridotta oggi a mero episodio storico, venga riconosciuta nel suo essere stata una grande ribellione, a un pensiero, prima ancora che a un fatto. E, proprio per questo, estremamente attuale.

Costanza Ognibeni

Il documentario La memoria degli ultimi andrà in onda in prima televisiva sul canale in chiaro Laeffe il 25 aprile alle 20, 00.

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