Breaker dai capelli rossi va
Un ciuffo di capelli rossi che sbuca dal cappuccio. Scarpette sportive bianche e rosse ai piedi. Petali rossi sul selciato. Decisamente in “red” è il look sfoggiato dalla protagonista in Concrete Rose, piccola perla audiovisiva concepita a passo di danza, della quale è per l’appunto interprete ma anche co-autrice, assieme al regista Marius Kühler, la tedesca Lisa Lamprecht. Complimenti a loro, perché in una sezione dell’Hip Hop CineFest quale Experimental, che ci fa spesso vedere le cose più belle (e valgano qui le parole già spese, nell’edizione 2024, per Maestro di Manas Sirakanyan), si sono aggiudicati il primo premio.
Tanti qui i lavori degni di nota, per originalità, appeal visivo e musicale. Difficile quindi la scelta. Comunque Concrete Rose ha affascinato anche noi sia sul piano concettuale che per la smagliante resa visiva, sostenuta anche da un tocco straniante. La messa in scena è costruita infatti intorno all’accidentato percorso di “Rose”, la giovane donna cui si accennava prima, su un piano artistico come quello della “Breaking”, così spesso regolato da menti e corpi maschili.
Rose vi si ritaglia invece il suo spazio e lo fa in una dimensione spaziale che nel brevissimo film appare eterea, cangiante, mutevole. La musica naturalmente la accompagna alla (ri)scoperta di sé. Immagini leggermente sgranate rendono in apparenza sfuggente il suo sogno. Un montaggio vorticoso ci fa seguire il viaggio da lei intrapreso con spirito altrettanto leggero, quasi svincolato dalla pesantezza della realtà… e della gravità stessa. Mentre scene ispirate, come quelle sulla battigia o come l’enigmatica sequenza del telefono pubblico piantato in mezzo a un campo, aggiungono quel tocco stravagante, creativo, che di certo ha aiutato nella conquista dell’ambito premio.
Stefano Coccia
